"Alluvione, cinque anni dopo lo stesso dolore"

La tragedia del 2011 è costata la vita a due persone

Sant'Elpidio a Mare, l'alluvione del 2011 (Foto Zeppilli)

Sant'Elpidio a Mare, l'alluvione del 2011 (Foto Zeppilli)

Sant'Elpidio a Mare (Fermo), 2 marzo 2016 - A distanza di cinque anni dalla tragica alluvione del 1-2-3 marzo 2011, non riescono ancora a dimenticare le famiglie, gli imprenditori, i commercianti che avevano subìto danni ingenti per l’impressionante piena di acqua e fango che si è rovesciata sulle loro case, sulle aziende, sui vivai devastando tutto.

Il ricordo è ancora vivo, insieme al pensiero forte e pieno di dolore per le due vittime di quell’alluvione, Giuseppe Santacroce (51 anni) e Valentina Alleri (20 anni) residenti a Casette d’Ete. «Il mio pensiero va solamente a loro», dice Paolo Corradi (Idea Garden di Porto San Giorgio), uno tra i più attivi del comitato aziende alluvionate che si era costituito spontaneamente per cercare di ottenere un risarcimento di danni così ingenti da mettere in ginocchio le loro imprese.

«Per quanto ci riguarda – aggiunge – e per quello che abbiamo passato in questi cinque anni, posso solo dire ‘grazie’ alla mia famiglia e alle persone che ci hanno aiutato. Rimboccandoci le maniche, siamo ancora vivi» aggiunge Corradi. ‘Vivi’ nel senso che la sua come diverse altre aziende (ma non tutte) in qualche modo e faticosamente, sono riuscite a ripartire, con le proprie forze. Sì perché i soldi per il risarcimento delle materie prime e delle scorte, non sono ancora arrivati.

«Preferisco non commentare questa situazione – aggiunge –. I fatti parlano da soli: sono passati cinque anni e giovedì scorso abbiamo consegnato la documentazione al Comune per i risarcimenti che ci sono stati assegnati. Dopo cinque anni, abbiamo ottenuto cifre molto, ma molto più basse di quelle dei danni subìti». Basti pensare che l’ammontare dei danni per il suo vivaio era di oltre 300mila euro, e gliene sono stati assegnati 37.500. E come a lui, la stessa somma è stata fissata per tutti quelli che hanno presentato un conto superiore a 100mila euro.

Sono finiti i tempi delle proteste veementi, delle manifestazioni con cartelli e catene davanti alla sede della Regione, di assemblee in cui denunciavano pubblicamente e ad alta voce la loro situazione. «Non c’è più voglia di alzare la voce» dice Corradi. Come lui, gli altri commercianti e imprenditori che, in questi giorni, vengono nuovamente chiamati a presentare in Comune la documentazione che attesti la veridicità dei danni subìti prima di elargire oboli di consolazione.

«Siamo ancora al punto di mostrare i documenti. Che altro vogliamo dire?», commenta Claudia Lucci (la Fioreria, a Casette d’Ete), con un sorriso amaro.