Amandola diventa un centro sperimentale per il tartufo

Il riconoscimento è stato dato al centro montano e anche a Sant’Angelo in Vado. Soddisfatto il sindaco Marinangeli

Saranno Amandola e Sant’Angelo in Vado a condividere con eguali funzioni il ruolo di Centro sperimentale per il tartufo nella Marche. In Consiglio regionale è stata votata la legge sulla tartuficoltura, che però ha innescato una certa animosità durante la discussione, infatti, nel testo della nuova legge era riportata una dicitura che poteva portare a stabilire una forma di gerarchia fra i due centri offrendo un ruolo primario a quello pesarese e secondario a quello fermano. La questione ha sollevato immediatamente e in forma trasversale la scontento dei consiglieri regionali del Fermano che hanno chiesto una sospensione dei lavori. Il tempo per presentare una mozione firmata dai consiglieri del Pd Fabrizio Cesetti e Romano Carancini, che è stata appoggiata anche dal rappresentante della Lega Marco Marinangeli, per una modifica del testo che ha ridato pari dignità ai due Centri sperimentali per il tartufo delle Marche. "L’opportunità che oggi cogliamo – spiega Romano Carancini – è spinta dallo spirito di appartenenza marchigiana che la sana politica deve assecondare e nel riconoscere le risorse e le peculiarità dei diversi territori". Una visione trasversale che ha dato frutto, riconoscendo il lavoro svolto da Amandola con ‘Diamanti a Tavola’ da oltre un decennio sta ottenendo ottimi risultati in tal senso. "Abbiamo voluto riconoscere e condiviso con i rappresentanti in Consiglio regionale del Fermano, la territorialità a tutto tondo della risorsa tartufo – spiega Marco Marinangeli - che rappresenta un tesoro distintivo della regione nel suo complesso". Persino il sindaco Adolfo Marinangeli ha espresso grande soddisfazione: "È stato svolto un grande lavoro di squadra per un giusto riconoscimento al Centro sperimentale del tartufo realizzato a Pian di Contro, per valorizzare un prodotto di eccellenza di tutte le Marche".

Alessio Carassai