Battaglia contro i grandi brand "Giù le mani dalle nostre orlatrici e lasciateci lavorare in pace"

Matteo e Natascia Sagripanti dell’omonimo tomaificio accusano i marchi che stanno invadendo il distretto calzaturiero e si prendono la manodopera qualificata togliendola alle attività locali .

Battaglia contro i grandi brand  "Giù le mani dalle nostre orlatrici  e lasciateci lavorare in pace"

Battaglia contro i grandi brand "Giù le mani dalle nostre orlatrici e lasciateci lavorare in pace"

"Giù le mani dalle nostre orlatrici. Siete grandi brand, avete più mezzi, risorse e capacità di quanto possiamo averne noi, per cui formatevi da soli queste figure e lasciateci lavorare": non usano mezzi termini i fratelli Matteo e Natascia Sagripanti (38 e 43 anni) dell’omonimo tomaificio (nella zona Brancadoro, 200 paia di scarpe giornaliere per le griffe, un fatturato di 2,2 milioni) nel rivolgersi ai marchi che stanno invadendo il distretto calzaturiero, per provare a frenare la caccia alla manodopera qualificata scippandola alle attività locali. Una presa di posizione che prima o poi doveva arrivare visto il dilagante ‘saccheggio’ di operai calzaturieri esperti (e sempre più introvabili) da parte dei grandi gruppi. E, come noto, la figura più richiesta è quella dell’orlatrice che è anche la più rara. Chi, come i Sagripanti, può ancora contare su lavoratrici esperte cerca di tenersele strette, ma blindarle è impossibile: "Le griffe fanno offerte in termini di stipendi e benefit che non siamo in grado di contrastare, mettono sul piatto il ‘fascino’ del lavoro per il brand e sottraggono risorse umane che per noi sono linfa vitale, compromettendo la nostra capacità produttiva, fino a rischiare di farci morire. E poimagari se ne tornano da dove sono venuti. E qui cosa resta?". Sono 28 i dipendenti della Sagripanti sas (7 tagliatori e 15 orlatrici, con un’età media di 50 anni) e, dalla ripresa post Covid, di lavoro ce n’è in abbondanza: "Trattandosi di prodotti di alta qualità serve manodopera qualificata che, in tempi brevi, è impossibile da trovare. Siamo in costante contatto col Centro per l’Impiego e le agenzie interinali, ma di orlatrici non se ne trovano". Negli ultimi due anni 5 lavoratrici del tomaificio hanno scelto di andate a lavorare per le griffe e altre sono corteggiate: "Sono scelte legittime, per carità – dicono i Sagripanti - ma i brand ci stanno mettendo in seria difficoltà. Le griffe per cui lavoriamo da anni non si sono mai permesse di saccheggiare i nostri dipendenti".

C’è anche un altro fattore da considerare: le orlatrici più esperte sono vicine all’età pensionabile per cui anche i brand presto si troveranno a doverle rimpiazzare: "Se sono così grandi, perché vengono a ‘pescare’ in casa nostra, che siamo piccoli e abbiamo faticato tanto per fare quello che facciamo? Perché non pensano loro a formarsi queste figure, anziché scegliere il top dal piatto pronto?". Per sopperire alle ‘orlatrici in fuga’, i Sagripanti hanno formato (e poi assunto) 4 donne under 35 "chiedendo alle dipendenti più esperte di restare oltre l’orario di lavoro per avviarle al mestiere. Abbiamo tamponato la situazione ma per un’azienda come la nostra non è stato facile e intanto abbiamo perso gente d’esperienza". Dinanzi alla concorrenza ritenuta ‘sleale’ delle griffe, consapevoli che altri tomaifici hanno le loro stesse difficoltà, i Sagripanti hanno scelto di metterci la faccia sperando che il messaggio arrivi a destinazione e di cedere alle lusinghe di chi vuole acquisire l’azienda non vogliono sentir parlare.

Marisa Colibazzi