Covid e personale, il Murri finisce in Procura

Il sindacato Cimo ha scritto ai vertici della sanità e non solo per chiedere chiarimenti sulla gestione dell’Area Vasta dopo i focolaii

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"Nessun confronto con i medici, nessun dialogo, solo imposizioni dall’alto per la gestione dell’emergenza Covid affidando le cure di pazienti contagiati a dirigenti medici non professionalmente adeguatie privi del titolo specialistico pertinente". Lo sottolinea il sindaco dei medici Cimo che in una nota indirizzata ai vertici della sanità ma anche alla Procura e al Prefetto Vincenza Filippi chiede "di disporre attività di controllo nmecessarie per garantire il rispetto delle norme a presidio della sicurezza e pertinenza delle cure n e di avviare le indagini del caso volte ad accertare se cisiano ravvisabili estremi di reato". è dura la presa di posizione del sindacato nei confronti del focolaio che si è sviluppato al Murri e delle decisioni che sono state prese in conseguenza dalla direzione del’Area Vasta.

Il sindacato spiega che "i sanitari vengano spostati da una sede all’altra in modo illegittimo, in violazione del piano pandemico sia regionale che di Area Vasta del 31 ottobre". Il sindacato ribadisce poi che "senza un ordine di servizio scritto dei direttori di unità complesse o della direzione di Area Vasta non si possano assegnare dirigenti medici privi della necessaria specializzazione ad operare in turni di servizio o di Guardia divisionale o interdivisionale o in regime di pronta disponibilità, in reparti dedicati o, comunque, ove sono ricoverati pazienti Covid 19". Non bastano quindi le comunicazioni orali, in un momento in cui si rischia di sguarnire reparti non Covid di dirigenti medici specialisti e professionalmente competenti.

"Si rischia anche – aggiunge Luciano Moretti, segretario regionale Cimo Marche – di affidare le cure di pazienti Covid a dirigenti medici non professionalmente adeguati e privi del titolo specialistico pertinente, in violazione dei principi generali di appropriatezza e sicurezza delle cure , al di fuori di un turno 8-14 o 14-20 e quindi lasciando i pazienti per molte ore alle cure del solo personale infermieristico. Senza parlare del rischio stesso a cui sono esposti gli stessi dirigenti medici".

Una situazione di generale inadeguatezza, secondo il sindacato, anche nei mesi in cui la pandemia aveva palesemente diminuito l’intensità della sua diffusione e in cui si sarebbero dovute attuare le prescrizioni previste dal Governo. Oggi secondo il sindacato Cimo si stanno violando leggi, normative e accordi, con grave rischio per tutti. I medici ribadiscono che il focolaio che si è sviluppato all’interno dell’ospedale dipende da una pratica del tutto sbagliata.

"Durante la prima ondata – spiega il sindacato – , ad aprile 2020, i pazienti facevano il tampone molecolare e venivano fatti stazionare in una zona grigia, in camere singole, in attesa della risposta al tampone molecolare e dopo la quarantena di qualche giorno venivano mandati nei reparti. In questi ultimi mesi, i pazienti hanno fatto solo il tampone rapido e sono stati mandati, dopo aver soggiornato in Pronto soccorso in modo promiscuo sulle barelle perché in soprannumero rispetto alla disponibilità di posti letto, nei reparti, in camere a tre letti. In tutti i reparti dell’ospedale, dopo questa cattiva pratica, ci sono stati pazienti Covid positivi". Il risultato sono per la Cimo quasi 80 operatori sanitari risultati positivi al Covid-19, di cui 9 medici e 40 infermieri oltre a personale Oss e tecnici di radiologia della struttura ospedaliera, tutti finiti in isolamento.