Mense scolastiche Fermo, le sporzionatrici: "Penalizzate dal concorso"

Professionalità non considerata dall’Asite, superate da altre concorrenti

Fermo, il caso delle sporzionatrici delle mense scolastiche

Fermo, il caso delle sporzionatrici delle mense scolastiche

Fermo, 23 gennaio 2019 - Sono presenze rassicuranti, donne ma anche uomini che si prendono cura dei più piccoli. Le chiamano sporzionatrici, sulla carta sono, in maniera più fredda, addette alla mensa scolastica, a Fermo fanno capo alla Asite e non hanno mai avuto vita facile, anche se sono attente, preparate, esperte in sicurezza degli alimenti, ma anche in sensibilità, capaci di rispondere al meglio alle esigenze dei bimbi di 2 anni e mezzo ma anche ai ragazzi delle scuole medie. Tempo fa erano incappate in un appalto affidato ad una cooperativa che ad un certo punto aveva smesso di pagare, dopo quella disavventura l’Asite si era ripreso il servizio per gestirlo in proprio.

Si tratta di un lavoro di circa un paio d’ore al giorno, per uno stipendio che si aggira sui 300 euro, le addette sono meno di cinquanta e poi c’è una graduatoria di sostitute, costituta tre anni fa con un concorso e poi scaduta, lo scorso novembre. Oggi alcune delle donne che facevano parte di quella graduatoria sono rimaste a casa, nonostante avessero lavorato per circa un anno, in tante scuole del territorio, e affrontato un secondo concorso, del tutto diverso dal primo, per il quale contava parecchio il curriculum: «Abbiamo sempre lavorato col cuore, siamo tutte madri di famiglia, più o meno quarantenni, non è che ci siano tante occasioni per lavorare - dicono -. Lo stipendio non è enorme, ma almeno ci sentivamo utili all’interno della famiglia. Soprattutto, abbiamo amato il rapporto con i bambini che si sono affidati a noi, con gli insegnanti sempre attenti e generosi. Non ci siamo mai risparmiate, mai abbiamo chiesto permessi o ferie».

Quando è arrivato il bando del concorso si sono sentite spiazzate: «Abbiamo creduto che la professionalità maturata in oltre un anno di lavoro valesse qualcosa, siamo veramente preparate, in sicurezza degli alimenti, igiene, ma anche allergie, celiachia, sulle esigenze dei musulmani. Ci siamo sentite dire invece che questa esperienza non valeva, è valsa meno di quelle legate al mondo della ristorazione scritte sui curriculum degli altri partecipanti. Abbiamo preso un punteggio inferiore a quello conquistato al primo concorso cui abbiamo preso parte senza alcuna esperienza di mensa. Questa cosa ci ha profondamente addolorate, ci chiediamo come mai un’esperienza, professionale ma anche umana, maturata in tanti mesi di sacrifici, non sia valsa a niente».