La sosta a Riccione al ristorante-pizzeria 'Il Cristallo' di Giorgio Borgognoni
Fermo, 12 luglio 2020 - Una grande passione per la bici quella che ha portato Ferdinando Siquini e Sergei Kirichok dell’Hg Cycling Team a percorrere circa 600 chilometri da Fermo a Milano con lo scopo di rilanciare simbolicamente il ciclismo dopo lo stop imposto dall’emergenza Covid-19 e dimostrare solidarietà alle persone più colpite.
Un po’ affaticati e felici per la bella e lunga sgambata durata sette giorni consecutivi con le dovute tappe sono arrivati a Milano. Dopo la partenza da Fermo, sono state effettuate soste tecniche a Senigallia, Rimini (con sosta a Riccione), Imola, Modena, Fidenza, Lodi e il traguardo raggiunto a Milano all’ombra del Duomo.
"Da circa otto anni conosco il presidente Fabrizio Petritoli - racconta Ferdinando Siquini - che mi ha permesso di riprendere la bici per fare un po’ di attività fisica e lui mi ha proposto di tesserarmi con la squadra Melania. L’idea Fermo-Milano è nata sei anni fa, ma non sono mai riuscito a concretizzarla perché nessuno mi ha appoggiato. Con Kirichok abbiamo programmato di fare questa pedalata, è stato straordinario condividere tutti gli sforzi. Non credo che nel 2020 faremo altre pedalate, ma sta maturando la possibilità di fare una ciclolonga in Ucraina dalla capitale Kiev a Sumy che è il luogo di nascita di Sergei. Ringrazio il presidente Petritoli e tutti gli amici che mi hanno supportato. Prima di questa lunga pedalata, non avevo mai preso la bicicletta per più di due giorni consecutivi".
Sono piene di soddisfazione le parole del presidente della società. "La passione per le due ruote non tramonta mai – commenta Fabrizio Petritoli –, vorrei fare personalmente i complimenti a Siquini e a Kirichok per l’impresa. In un periodo contrassegnato dall’assenza delle gare, l’Hg Cycling Team ha voluto far parlare di sé con questa lunga e faticosa impresa portata a termine dai nostri due tesserati. Ora si guarda avanti, alla tanto attesa ripartenza, fissata per il mese di agosto, perché non vediamo l’ora di apporre sulla schiena il numero di gara".