
Valerio Vesprini
Gli abitanti nel centro città, che hanno inoltrato formale richiesta di costituire un centro sociale nel loro quartiere, si sono riuniti in assemblea sabato scorso nella sala Imperatori per ribadire la richiesta, predisporre quanto necessario per l’istituzione del centro in questione, sollecitare l’amministrazione comunale a dare disposizioni per la sistemazione dei locali dello stabile, che sarà la sede del centro.
Il sindaco Valerio Vesprini ha pienamente condiviso l’iniziativa definendola "estremamente necessaria, utile ed importante per il sevizio che è chiamata a svolgere non solo a livello sociale ma anche in quello della sicurezza". Questo perché l’edificio che ospiterà il centro appartiene alle ferrovie ed è molto prossimo alla stazione per cui la sua presenza funzionerà da deterrente a comportamenti incivili da parte di chi frequente l’ambiente circostante.
"Ora – aggiunge il primo cittadino – si tratta di dare una sistemata a quei locali e per eseguirla l’amministrazione fornirà il proprio supporto al gruppo di cittadini che sì è costituito allo scopo".
Ne fanno parte persone note, tra le quali Dario Laurenzi, Massimo Agostini, Marcello Olivieri, Marco Viozzi, Guerriero Berardini. La curiosità è che tre di loro siano ex presidenti della Pro Loco di Porto San Giorgio. Quella di disporre di un luogo di aggregazione sociale era un’esigenza avvertita non solo dai residenti nel quartiere, ma anche un po’ da tutti i sangiorgesi perché interessati ad avere un punto di riferimento al centro della città.
Per dare forza alle richieste di istituzione del centro sociale le stesse sono state accompagnate da petizioni e raccolta di firme. E’ giusto ricordare che il primo e più strenuo sostenitore del centro sociale nel centro città fu Francesco Della Barca.
La richiesta di un luogo di aggregazione risale ad una ventina di anni fa. Nella "preistoria" era il Caffè Novecento a costituire un luogo di aggregazione collettiva, molto frequentato non solo per un caffè ‘mordi e fuggi’ ma anche per trattenersi e magari partecipare alle accese discussioni che vi si tenevano sull’alta politica e soprattutto sui maggiori problemi cittadini di cui, quasi fosse un consiglio comunale, si prospettavano anche soluzioni. Tanto che nel Consiglio, quello vero, l’allora capogruppo consiliare del Pci ironicamente equiparò il Caffè Novecento ad un’università degli studi e per la precisione la nominò Oxford, nome che conserva tuttora.
Silvio Sebastiani