"Olio passato da 3 a 9 euro Non possiamo continuare"

I gestori del Giangi bar alle prese con il caro energia: "Gli aumenti sono iniziati nel 2020, ma adesso hanno raggiunto livelli assurdi, chiudiamo"

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"Perché chiudiamo? Perché stiamo producendo solo debiti. Dovremmo farlo tutti, di chiudere per protesta. Non capisco che cosa si sta aspettando": c’è un’amarezza palpabile nelle parole di Gianluca Fratini (53 anni), dal maggio 2021 gestore insieme alla sorella Giuseppina (per tutti Giusy, 51 anni) del Risto Giangi Bar (nella stazione di carburante Beyfin, lungo la via Elpidiense) che, ieri, hanno salutato i numerosi clienti brindando a un futuro più incerto che mai e, col cuore pesante, hanno chiuso i battenti. I motivi sono i soliti: aumenti vertiginosi delle bollette, delle materie prime e una rincorsa ossessiva, logorante e alienante per far quadrare conti che, alla fine, non tornano mai. Così, i Fratini hanno deciso di alzare le mani e sventolare bandiera bianca. L’ultima bolletta era di oltre 2mila euro, contro i soliti 650 euro.

"Come farò a pagarle? Non ho i soldi per poterlo fare – dice Gianluca – non ho difficoltà ad ammetterlo. Per casa, ho già comprato una scatola di candele perché la luce non l’accendo. E da un anno non accendo i riscaldamenti". Non va meglio sul fronte dei prodotti: "Hanno cominciato a piegarci dal 2020, aumentando di tutto e di più solo che non ce ne siamo accorti finché non è esploso il caro bollette. Ma un litro di olio per friggere è passato da 3 a 9 euro; la carne di pollo da 6 euro a 15 euro. E così su tutto. Dovremmo aumentare i prezzi, ma come possiamo farlo se questi aumenti stanno toccando anche le famiglie?". Nell’attività sono cresciute le spese e sono diminuite le entrate: "Siamo stati sempre aperti per le colazioni, il pranzo e perfino la cena per far ripartire il locale. Ci abbiamo investito tantissimo, rimettendoci anche in salute. Siamo stati sempre operativi. Abbiamo creato una bella clientela ma, a fine giornata, quando andavamo a stringere, non ci rimaneva niente in mano. Non ci fa paura la fatica. Chiediamo una vita dignitosa ma se dobbiamo contrarre mutui o attingere ai risparmi per pagare le bollette, meglio chiudere". Scoraggiati e avviliti sì, "ma ci rincuora la consapevolezza che abbiamo fatto tutto il possibile, che abbiamo la coscienza a posto. Chiudiamo per colpa del nostro ‘carissimo’ Stato con i politici che ci dicono sempre che stanno lavorando per noi, per farci stare bene. Non è così. Siamo noi che stiamo lavorando per fare stare bene loro. Nessuno è intervenuto per fermare questo sfregio". E adesso? "Siamo due disoccupati, cercheremo un lavoro o magari – buttano là con un pizzico di sarcasmo – potremmo chiedere il Reddito di Cittadinanza". Si fanno forza, Gianluca e Giusy Fratini e, nel congedarsi dai loro clienti, sorridono: "Ci stanno togliendo tutto, ma il sorriso non ce lo toglieranno".

Marisa Colibazzi