Tratta di esseri umani dalla Nigeria Coppia arrestata e condannata

Lui e lei colpevoli dei reati di associazione a delinquere, riciclaggio e sfruttamento della prostituzione . L’uomo era stato sorpreso a Fiumicino con centinaia di migliaia di euro che stava portando in Africa

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Nonostante fosse nigeriano, risiedeva in pianta stabile a Lido di Fermo ed era finito in manette dopo essere stato sorpreso all’aeroporto di Fiumicino con centinaia di migliaia di euro in contanti pronti ad essere trasportati in Africa nelle casse della mafia locale. E con lui, a gestire il mercato del sesso e la tratta di esseri umani lungo la costa fermana, c’era una donna, anche lei nigeriana, che era stata arrestata dagli uomini della squadra mobile di Fermo nella sua casa di Porto Sant’Elpidio. Era stata solo una parte del vasto ed intricato puzzle legato alla mafia nigeriana e dell’organizzazione dedita alla tratta di essere umani e il riciclaggio sgominata dalla polizia di Teramo con l’operazione denominata "The Travelers".

I due africani sono finiti alla sbarra e sono stati condannati a cinque anni di reclusione lui e a tre anni e due mesi lei per associazione a delinquere, riciclaggio di denaro e sfruttamento della prostituzione. Attraverso un’indagine durata circa un anno gli uomini della squadra mobile di Teramo, con la collaborazione del Reparto prevenzione crimine di Pescara e delle squadre mobili di Fermo, Ascoli Piceno e Macerata, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, avevano accertato l’esistenza di un’associazione a delinquere, con basi operative in Abruzzo e nelle Marche, composta tutta da cittadini nigeriani.

Dall’inchiesta era emersa l’esistenza di un sistema capillarmente diffuso su tutto il territorio nazionale che costituiva un meccanismo strutturato e transazionale di raccolta del risparmio o di riciclaggio ed autoriciclaggio. Gli appartenenti al sodalizio trasportavano abitualmente in Nigeria, sempre per via aerea, non solo il denaro frutto dello sfruttamento sessuale, ma anche somme di denaro - di provenienza più o meno illecita - consegnato loro da numerosi connazionali domiciliati nella Marche ed in Abruzzo, il tutto in violazione delle norme in materia di raccolta del risparmio e di intermediazione finanziaria. Il meccanismo era consolidato su scala nazionale e comportava il trasferimento illecito di imponenti somme dall’Italia verso la Nigeria.

Solo nel corso dei controlli effettuati con la collaborazione della polizia di frontiera e dell’Ufficio delle dogane presso l’aeroporto di Fiumicino, sui "corrieri" dell’associazione prima che si imbarcassero per voli diretti in Nigeria, erano stati sequestrati oltre 400.000 euro. Nel corso dell’indagine i corrieri indagati si erano complessivamente recati in Nigeria circa 100 volte per trasportare illecitamente i soldi consegnatigli dai committenti, ne era conseguito che, secondo una stima indicativa, la somma illecitamente trasportata in Nigeria corrispondeva a 7 milioni 500 mila euro. Proporzionando queste cifre al fenomeno nazionale era stato ricavato un flusso impressionante di denaro - in parte proveniente dallo sfruttamento sessuale delle giovani donne vittime di tratta, ma anche da altri gravi reati posti in essere da tali sodalizi - che era stato trasferito in Nigeria al di fuori dei canali finanziari tradizionali per essere poi immesso nel paese africano in circuiti bancari locali e per giungere, ormai ripulito, nelle mani delle organizzazioni criminali che li utilizzavano per successive attività illecite o investimenti.

La mafia nigeriana infatti è un’organizzazione criminale di tipo mafioso nata in Nigeria e sviluppatasi anche in Niger, Benin e piano allargatasi al resto del mondo, ma è soprattutto in Italia e in Europa che ha trovato terreno fertile. Non a caso, il numero di detenuti nigeriani con capi d’imputazione connessi alla criminalità organizzata, è passato dai 679 del 2007 ai 1604 del 2019.

Fabio Castori