"Uccise la figlioletta, ecco perché"

Delitto a Servigliano: i giudici spiegano le motivazioni della condanna a 25 anni per Pavlina Mitkova

Sola in casa con le figlie, con la figura ingombrante del marito "analfabeta e giocatore incallito": ecco come viveva Pavlina Mitkova, 40enne bulgara condannata a 25 anni di reclusione per aver soffocato la figlia di 6 anni con un peluche e aver dato fuoco all’appartamento a Servigliano, sperando di nascondere il suo delitto. Proprio le condizioni di degrado della sua esistenza hanno spinto la corte di assise di Macerata a non condannarla all’ergastolo, ma a 25 anni. La sentenza, che nessuno ha appellato, ora è definitiva. L’omicidio della piccola Jennifer fu commesso la sera del 7 gennaio 2020, in via Circonvallazione Clementina a Servigliano. Nelle motivazioni della sentenza, il presidente della corte d’assise ripercorre l’istruttoria per indicare gli elementi di prova.

A dare l’allarme, quella notte alle 2.35, furono due passanti, che videro il fuoco uscire da un appartamento e la donna con una bambina in pigiama davanti alla casa. Erano Mitkova e la figlia Chiara, di 5 anni. Solo la bimba disse che in casa c’era la sorella. Alle 3 i pompieri entrarono nell’appartamento, trovando Jennifer sul letto: il corpo era già rigido. Il medico del 118 ha detto in aula di aver pensato che fosse morta tre o quattro ore prima. I vigili del fuoco capirono subito che l’incendio era partito dalla cucina: il tubo del gas era ancora staccato, era stata aperta una manopola e il metano continuava a uscire fino a quando non chiusero l’interruttore esterno. Si trattava di un incendio doloso, innescato tra l’1.50 e le 2.10. In bagno, nella vasca c’erano 17-18 centimetri d’acqua. Le telecamere e i tabulati telefonici – si legge nelle motivazioni - hanno dimostrato che Krasniqi era uscito alle 21 ed era andato a Roseto, dove un parroco gli aveva prestato dei soldi. Dunque lui non c’era quando era stato appiccato il fuoco. Sulla piccola Jennifer furono fatte due autopsie, una subito e l’altra in seguito alla riesumazione a novembre del 2020. Dagli esami sono emerse le lesioni sul volto e alla testa, la mancanza di monossido nel sangue (segno che era già morta quando si era sviluppato il fuoco), la presenza di fibre di poliestere nei polmoni: per un motivo che non è stato chiarito dal processo, tra le 19.15 e le 23.15 la madre aveva prima messo la testa della figlia in acqua nella vasca, poi l’aveva soffocata con uno dei gattini di peluche che aveva sul letto. Le corte scrive però delle "disagiate condizioni dell’imputata, senza lavoro, in un contesto familiare di emarginazione e isolamento sociale, pervaso dalla forte personalità del marito, analfabeta e giocatore incallito".

La donna era sempre chiusa in casa con le figlie, "senza parenti né amici né prospettive". Per questo, malgrado la "spiccata intensità del dolo", la corte le ha inflitto 24 anni per l’omicidio volontario e un anno per l’incendio doloso. Gli avvocati difensori Emanuele Senesi e Gianmarco Sabbioni non hanno impugnato la sentenza, e neppure la procura che pure aveva chiesto l’ergastolo per l’imputata. Ora la donna rimarrà in carcere per scontare la pena, come disposto dal procuratore di Macerata Claudio Rastrelli ora che la sentenza è definitiva.

Paola Pagnanelli