Accesso programmato a medicina, ora il ministero chiede aiuto a Unife

Per risolvere il problema della carenza di professionisti, il nostro ateneo invierà una relazione al Mur. A Ferrara infatti è stata avviata una sperimentazione per entrare in facoltà. La rettrice: "Ottimi risultati"

Accesso programmato a medicina,  ora il ministero chiede aiuto a Unife

Accesso programmato a medicina, ora il ministero chiede aiuto a Unife

di Federico Di Bisceglie

Questa volta, sul numero chiuso a Medicina, si fa sul serio. Il ministro dell’Università Bernini, infatti, ha deciso di istituire un gruppo di lavoro per definire il fabbisogno dei medici e adeguare le capacità e l’offerta potenziale del sistema universitario. Una commissione di esperti che avrà, come obiettivo primario, quello di "esaminare" e "approfondire" le "criticità afferenti alla carenza di medici e professionisti sanitari nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, a misurare l’entità del fenomeno e a individuare le cause e le possibili soluzioni, con particolare riferimento alla necessità di garantire un accesso sostenibile alle professioni sanitarie".

Queste le indicazioni di massima contenute nel decreto. La scarsità di camici bianchi, dopo due anni di pandemia, è tornata a essere una priorità. Un problema sul quale la nostra università, già a partire dal 2019, aveva lavorato sancendo un primato a livello nazionale: la sperimentazione voluta dalla vecchia governance (e in particolare dal rettore Giorgio Zauli) e che l’attuale rettrice Laura Ramaciotti vuole valorizzare. Il numero programmato. "La sperimentazione del corso di laurea di Medicina con l’accesso a numero programmato – spiega Ramaciotti – è stata gestita in maniera esemplare anche grazie allo sforzo di docenti che sono riusciti a fornire ai ragazzi una didattica di qualità e a seguire tutti i dettami previsti dall’Anvur. In questo senso, non posso non citare la docente Tiziana Bellini che ha svolto un ruolo fondamentale in seno alla sperimentazione". Fondamentale anche la collaborazione con l’Ausl e con la direttrice generale Monica Calamai. Sì, perché il grosso problema – dato il contingente di studenti numericamente molto elevato rispetto al passato – era rappresentato dai tirocini. Esperienza che, per il corso di laurea in questione non solo è obbligatoria, ma assume anche un significato rilevante.

"Il lavoro in sintonia con Ausl e la direttrice Calamai – prosegue la rettrice – ci ha permesso di mettere tutti gli studenti nelle condizioni di fare tirocini formativi nelle strutture sanitarie del territorio o negli ambulatori dei medici di medicina generale". Quello dell’assenza di professionisti sanitari è un vecchio problema. E questa, sostiene Ramaciotti, "potrebbe essere l’occasione di avviare una riflessione strutturale sul tema dell’accesso alla facoltà di Medicina". Dal momento che Unife è stata un’antesignana e la sperimentazione ha già dato prova di essere efficace e sostenibile, Bernini ha chiesto una relazione alla rettrice Ramaciotti. Relazione che verrà inviata al ministro nelle prossime settimane.

Anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini si dice pronto a un confronto sul tema. Tuttavia, è bene ricordarlo, la Regione non permise l’apertura del corso di laurea di Medicina a Cotignola perché non fece mai pervenire il parere. Probabilmente, l’apertura di questa concertazione, è anche l’occasione per superare certi steccati e pensare al cuore del problema: la tenuta del sistema sanitario nazionale. Anche l’ex rettore Giorgio Zauli è pronto a scendere in campo. "Nel rispetto delle istituzioni coinvolte – spiega Zauli – dalla rettrice Ramaciotti, passando per la ministra Bernini, finendo con la commissione presieduta da Eugenio Gaudio, sono disponibile a illustrare tutto il materiale accumulato nel corso di una sperimentazione quadriennale (a partire dal 2019) condivisa a livello non solo di ateneo ma anche con la tecnostruttura ministeriale, con la quale era stato proposto un accordo di programma per validare ed eventualmente esportare a livello nazionale la riforma dell’accesso a Medicina".

Accordo di programma che abortì non per la scarsa valenza della sperimentazione. Anzi. Naufragò a causa dell’instabilità politica: dal 2019 si sono alternati al Mur ben quattro ministri.