Al Comune il carteggio del senatore Borgatti

Lucia Mazzoni ha donato una collezione di pubblicazioni del giurista. Il celebre centese fu ministro di Giustizia con Vittorio Emanuele II

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La storia di Cento è vasta e altrettanto lo sono quelle dei centesi che si sono messi in luce nelle diverse discipline, tanti purtroppo dimenticati dalla maggior parte della comunità. E’ così che una donazione di carteggio ha riportato alla memoria un pezzo della nostra storia. Di recente, infatti, Lucia Mazzoni ha donato al Comune di Cento una piccola collezione di pubblicazioni di carattere giuridico parlamentare, appartenente al senatore Francesco Borgatti. Il bene è stato esaminato dal personale della Biblioteca civica patrimonio studi e ne è stato riconosciuto il valore storico culturale, acquisendo la piccola collezione di pubblicazioni assumendosi l’impegno di curarne la conservazione, la consultazione e la valorizzazione. Un gesto di generosità della donna verso la comunità, che ha permesso di riscoprire la figura di Francesco Borgatti e del suo impegno politico. Nato a Renazzo nel 1818 e morto a Firenze a 67 anni nel 1885, si era laureato in giurisprudenza all’Università di Bologna per poi diventare un politico e magistrato, senatore del Regno. Consigliere della Corte d’appello di Bologna poi di Firenze e successivamente primo presidente onorario di Corte d’Appello, e anche direttore del giornale ‘La speranza’. E’ dai verbali del Senato che si apprende che "apprezzato per le sue doti", fu nominato segretario degli affari esteri nel primo Ministero laico costituito dal Governo pontificio. Nella sua carriera, a 48 anni ricoprì il ruolo di Ministro di Grazia e Giustizia e Culti del Regno d’Italia nel Governo Ricasoli II, sotto Vittorio Emanuele II. Fu insignito di nomine onorifiche: Cavaliere dell’Ordine e poi Grande Ufficiale dei SS. Maurizio e Lazzaro, e Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia. Un personaggio che se ai centesi dice poco, si è invece valso uno spazio nell’Enciclopedia. Sostenne che i rapporti tra Stato e Chiesa dovevano essere regolati dal diritto comune dello Stato e anche in Senato diede prova della sua preparazione giuridica, vicepresidente per un decennio, dal 1876 fino alla morte.

"Diede prova della sua instancabile attività e copiosa dottrina, soprattutto nelle materie legali in cui era particolarmente versato e competente – le parole espresse in Parlamento – . Forte d’animo, d’ingegno e di dottrina, il Borgatti amò la patria di quell’amore puro che è proprio degli spiriti eccelsi, e la servì con egual fede nei giorni delle dure prove e nelle vicende or liete ed ora affannose del nostro risorgimento. Egli lascia grande desiderio di sé alla generazione che tramonta e nobile esempio di virtù e di patriottismo a quella che sorge".

Laura Guerra