"Alberta Paola è stata soffocata dal figlio"

I primi responsi dell’autopsia confermano quanto raccontato da Stefano Franzolin: ha ucciso la madre con un cuscino nella sua camera

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FERRARA

Non era un’invenzione della sua mente malata, Stefano Franzolin 47 anni, nelle prime ore di lunedì mattina ha davvero ucciso sua madre Alberta Paola Sturaro che di anni ne aveva 75, nell’abitazione di famiglia in via della Ghiara. I primi riscontri che emergono dall’autopsia eseguita mercoledì pomeriggio sul corpo dell’anziana hanno confermato il racconto del figlio: Alberta Paola è morta per ’asfissia meccanica’, così come quelle lesioni all’interno bocca avevano fatto intuire, ma lasciando negli inquirenti alcuni dubbi dovuti soprattutto all’ordine trovato nella camera e all’instabilità psicologica del figlio, che ricordava solo a tratti il momento del soffocamento, mentre era lucido nel racconto di prima e dopo. Dubbi che però sono stati fugati dai primi accertamenti autoptici, che dovranno essere comunque suffragati da altri accertamenti. La richiesta di soccorso era scattata intorno alle 11 di lunedì quando dall’appartamento di via della Ghiara era giunta ai carabinieri la segnalazione di quanto accaduto. L’uomo davanti agli inquirenti ha subito confessato quando aveva poco prima raccontato ai fratelli, cioè di essere il responsabile della morte della madre, che era nata a Rovigo ma residente con i tre figli in via della Ghiara, dopo la separazione dal marito. Nella camera da letto dove la donna è stata soffocata, i carabinieri del Nucleo investigativo non hanno rilevato segni che possano aver fatto pensare a una colluttazione o disordine. Il corpo di Alberta Paola era composto sul letto, come se fosse morta nel sonno. Su di lei nessuna traccia evidente di violenza, né di lotta. Gli unici particolari notati subito dal medico legale sono state appunto quelle lesioni all’interno della bocca della vittima. Elementi che hanno fatto ipotizzare il soffocamento, ma che potevano essere stati causati anche da altro. Invece di soffocamento, probabilmente con un cuscino, si è trattato. Franzolin, che è assistito dall’avvocato Alberto Bova è da lunedì ricoverato nel reparto di psichiatrica dell’ospedale di Cona, e non è sottoposto a nessuna misura cautelare, che potrebbe anche arrivare, data la conferma che di omicidio si è trattato, anche se la sua piena confessione certo non dà adito a ritenere che possa fuggire. E comunque è certamente una persona che ha bisogno di assistenza medica. In passato tra madre e figlio non c’erano stati motivi di attrito. Anzi – come specificato fin da subito dall’avvocato Alberto Bova – il 47enne è sempre stato vicino alla donna aiutandola, assistendola e difendendola anche nei momenti più difficili, come la complessa separazione dall’ex marito. L’unico elemento emerso che possa fa pensare a un raptus del figlio fa riferimento a una discussione avvenuta alcuni giorni prima tra madre e figlio per il pagamento di una bolletta. In quel contesto la donna avrebbe detto al figlio che era diventato "come suo padre". Una frase teoricamente innocua, ma che l’uomo potrebbe avere interpretato come una grave offesa.