Antonioni, che lo Spazio non sia Odissea

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Stefano

Lolli

C’è sempre in giro qualcosa che rimane. Anche il caffè quando è finito lascia il fondo". Così Kim Rossi Stuart in ’Al di là delle nuvole’, il film che nel 1995 Michelangelo Antonioni girò in città assieme a Wim Wenders. Quel qualcosa che rimane, il ’fondo del caffè’, è lo spunto per l’annunciata rinascita dello ’Spazio Antonioni’ al Padiglione d’Arte Contemporanea. Progetto concreto o annuncio propagandistico? A breve l’intenzione del Comune dovrà essere sostanziata, per non diventare il trailer di un film incompiuto. E addirittura il secondo oltraggio alla memoria del grande regista. Come nella memorabile sequenza di Zabriskie Point, bisogna infatti far esplodere qualche immagine: quella del 1995, quando sull’onda emotiva dell’Oscar alla carriera, il Comune inaugurò nel complesso di Palazzo dei Diamanti il ’Museo Michelangelo Antonioni’. Pagando circa 1 miliardo di lire per i materiali da esporre e l’allestimento. Ricordo personalmente lo sgomento dei visitatori: tanti cinefili, desiderosi di vedere scene inedite e mai montate de L’Avventura o Deserto Rosso, magari qualche versione ’uncut’ dei capolavori, restavano allibiti di fronte a opere pittoriche (arte in cui Antonioni si cimentava senza diventare tuttavia un Pollock) o semplici ’locandine’ di film, di quelle che si trovano anche nei mercatini. Sarebbe stato come allestire un museo per Maradona senza mettere un pallone o una maglia da calcio. Così, soffocato in culla, il Museo è stato chiuso nel 2006 (un anno prima della morte del regista), e di fatto dimenticato. Rimandato, senza troppa convinzione, al completamento di palazzo Massari. O legato al recupero, mitologico, di palazzo Prosperi. Ora il progetto risorge come un Mistero di Oberwald, incardinato al Pac. Quanta sia la convinzione e la capacità di realizzare qualcosa in grado di attrarre il pubblico (che dal 1995 è profondamente cambiato) andrà giudicato a breve, e con i fatti. Il rischio è partire con 25 anni di ritardo, pensando che basti il nome di Antonioni, taumaturgicamente, a far sì che lo Spazio non diventi, citando Kubrick, quello di una nuova Odissea. Infine una curiosità: negli ultimi giorni a ricordare il regista ferrarese fuori dalla nostra città non sono stati Ferzan Ozpetek o la vincitrice degli Oscar Chloe Zao, ma... Carlo Conti.