Stangata allo Strabar, costretto a chiudere alle 20

Ha infranto il regolamento di polizia urbana

Alcuni dipendenti dello Strabar di Ferrara

Alcuni dipendenti dello Strabar di Ferrara

Ferrara, 16 novembre 2018 - LO STRABAR CHIUDERÀ, fino al 5 febbraio, i battenti alle 20. L’ordinanza comunale emessa a seguito di una violazione del regolamento di polizia urbana che riguarderebbe il ‘disturbo della quiete pubblica’ (sostanzialmente nel locale di via Carlo Mayr avrebbero messo la musica ad un volume troppo alto), non fa sconti. E dunque, serrande abbassate fino a febbraio del prossimo anni. A darne l’annuncio sono i gestori del locale attraverso la pagina Facebook del bar, specificando di essere costretti, a seguito della decisione del Tar «di lasciare a casa sei dipendenti tutti sotto i 25 anni». Ma facciamo un passo indietro.

GIÀ LO SCORSO ANNO, il locale aveva pagato una multa per aver venduto una bottiglia in vetro al di fuori dell’orario consentito dal regolamento di polizia urbana (le 21.30). «Abbiamo riconosciuto il nostro errore – hanno scritto i titolari del locale – e abbiamo pagato la multa». Poi arriva la seconda ordinanza, quella che nei fatti ha costretto il bar a chiudere fino a febbraio 2019, che viene impugnata. Ad assistere legalmente lo Strabar è Francesco Fersini, avvocato del foro ferrarese. «Inizialmente (siamo nel gennaio 2018) – così Fersini – il tribunale amministrativo regionale ci ha dato ragione: sostanzialmente la linea difensiva si basava sulla discrezionalità dell’istanza presentata in merito al livello di decibel raggiunti dalla musica nel locale (non c’era una misura oggettiva del livello) e sulla sproporzione rispetto al provvedimento imposto dal regolamento». Sei mesi. Questo doveva essere il tempo di restrizione dell’orario applicato al locale di Carlo Mayr, a causa della reiterazione nella violazione del regolamento. «Ma ora – continua il legale - il Tar ora ha stabilito che il provvedimento è legittimo e quindi lo Strabar dovrà chiudere alle 20». Adesso che si fa? «Stiamo valutando – conclude l’avvocato – l’ipotesi di ricorrere in appello, questa però è una decisione che spetterà ai miei assistiti». La musica in Carlo Mayr non suona più. Ma la speranza dei gestori è quella di tornare «presto a fare festa».

Federico Di Bisceglie