"Bergamini si è tuffato in strada"

Pisano racconta ancora la stessa versione, pur se tra alcuni ’non ricordo’. Anselmo: "Rischia la falsa testimonianza"

Migration

ARGENTA

di Cristina Rufini

Un’udienza particolarmente attesa la 29esima del processo contro Isabella Internò, accusata di avere ideato in concorso con ignoti l’omicidio di Donato Denis Bergamini, il calciatore argentano ucciso a Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza, il 18 novembre del 1989. Al banco dei testimoni, ieri, si è seduto Raffaele Pisano, il camionista che quella maledetta sera era alla guida del camion rosso che ha travolto il corpo di Bergamini, ucciso in precedenza e poi adagiato sull’asfalto dai suoi assassini. Ricostruzione ormai inconfutabile, emersa dagli atti dell’ultima inchiesta del pm Luca Primicerio, il quale dopo 30 anni è riuscito a far aprire un processo per omicidio, spazzando via l’incredibile versione del suicidio e udienza dopo udienza accreditata dai vari testimoni che sono sfilati davanti alla Corte di Assise di Cosenza. Pisano, processato e assolto dall’accusa di omicidio colposo, dal momento che fu stabilito che Bergamini ’si era suicidato’, ieri tra molti ’non ricordo’ e qualche tentativo di confutare alcuni vecchi verbali con le sue dichiarazioni, ha sostanzialmente ripetuto che "Bergamini, quando ha visto il camion, si è buttato a terra e lui non ha potuto fare altro che investirlo". Racconto confutato dalla procura, ieri oltre il pm Primicerio, era in aula anche il procuratore capo Alessandro D’Alessio, tanto che sia la presidente della Corte, il giudice Paola Lucente, che i legali della famiglia Bergamini, gli avvocati Fabio Anselmo e la collega Alessandra Pisa, hanno ricordato a Pisano che era sotto giuramento. Alla fine del suo interrogatorio, l’avvocato Anselmo ha chiesto alla Corte di valutare l’invio degli atti in procura per indagare Pisano di falsa testimonianza e calunnia. "E’ stata un’udienza intensissima ma fondamentale a sostegno dell’accusa – spiegano gli avvocati Anselmo e Pisa – Siamo molti soddisfatti. Pisano è stato costretto a mentire durante la sua testimonianza ed è apparso in difficoltà sulle ricostruzione che in alcuni tratti è apparsa fantasiosa e contraddittoria". Poi il ’pezzo’ forte del processo. "L’aspetto più importante è che abbia tentato di appiattirsi sulla tesi Internò, sul ’tuffo’, che ormai è stato ampiamente smentita in questo processo. Non solo, Pisano, è poi stato smentito dall’altro teste, Francesco Forte, il camionista che lo seguiva, il quale ha raccontato in aula di essere sceso quella sera per capire che cosa fosse accaduto, e dopo aver camminato per arrivare al camion ha trovato Pisano che disperato ripeteva: "Non l’ho visto, non l’ho visto, non l’ho colpito era già a terra". Poi Forte ha ricordato di aver notato dall’altro lato della strada un’auto scura, con due persone a bordo e dove poi la Internò fu caricata a forza.