Bimbo annegato in piscina a Bosco Mesola: la mamma chiede i danni

Istanza presentata dalla donna contro l’agriturismo dove morì Maxsimiliano. E sia lei che il titolare della struttura sono indagati

Nel riquadro Maxsimiliano Grandi, il bimbo annegato in piscina

Nel riquadro Maxsimiliano Grandi, il bimbo annegato in piscina

Ferrara, 10 febbraio 2021 - Ha chiesto di essere ascoltato dal pubblico ministero, prima che il magistrato prenda la sua decisione sulla probabile richiesta di rinvio a giudizio. Gabriele Mantovani, titolare dell’agriturismo Cà Laura di Bosco Mesola, indagato per la morte del piccoli Maxsimiliano Grandi di 5 anni, annegato nella piscina dell’agriturismo a luglio scorso, ha infatti deciso di avere un confronto con il pm Stefano Longhi, titolare del fascicolo di indagine, per chiarire la sua posizione. Il legale che lo assiste, l’avvocato Mirca Ferrari ha infatti di recente depositato la richiesta di interrogatorio, ma non è stata fissata una data. Ha invece deciso di attendere la decisione del pm rinchiusa nel proprio dolore la madre del piccolo, Veronica Romanelli, anche lei indagata per concorso in omicidio colposo. Perché non avrebbe vigilato sul figlioletto. Almeno questa l’ipotesi avanzata per ora dalla Procura di Ferrara.

"Sinceramente – spiega il legale che assiste la Romanelli, l’avvocato Gianni Ricciuti – non c’è molto da aggiungere a quanto già raccontato. E a quanto ricostruito anche nella consulenza del pubblico ministero. Sono purtroppo bastati 180 secondi, cioè tre minuti, al piccolo per morire da quando è finito in acqua. Sarebbe stato davvero impossibile fare qualsiasi cosa". Poi l’amarezza che si legge chiaramente nelle parole del legale. "Dopo aver letto le conclusioni del lavoro compiuto dal consulente della Procura – aggiunge l’avvocato Ricciuti – mi ha sorpreso molto che non ci sia stata una richiesta di archiviazione per la madre del piccolo. Che cosa le si può imputare? Forse di non aver tenuto per mano costantemente il bambino. Forse è questa la sua colpa, quella con cui comunque farà i conti per tutta la vita. Quanto però al risvolto penale nutro seri dubbi". L’unico passaggio in più che ha deciso di fare l’avvocato della Romanelli è depositare istanza di rivalsa sull’assicurazione dell’agriturismo, per il risarcimento del danno. Qualora infatti dovesse essere ritenuto colpevole, la madre si verrebbe a trovare – nel caso anche per lei dovesse essere chiesto il rinvio a giudizio – nella doppia posizione di imputata e parte lesa. Il prossimo passaggio procedurale spetta ora al pm Longhi, per fissare la data dell’interrogatorio.

Era il 12 luglio dello scorso anno quando a Bosco Mesola, in una domenica di sole, la madre e il piccolo avevano deciso di trascorrere un po’ di tempo nell’agriturismo che è dotato du due piscine: una per i piccoli e l’altra per gli adulti. Maxsimiliano, nel primo pomeriggio, fu trovato ormai morto in fondo a quella degli adulti, dove non avrebbe dovuto e entrare. La madre – secondo la la ricostruine del pm – non lo avrebbe sorvegliato in maniera adeguata, lasciandolo quindi "incustodito" per un "rilevante" lasso di tempo in un luogo "obiettivamente pericoloso". Mentre l’accusa mossa al titolare dell’agriturismo, sempre secondo il pm, è che non avrebbe garantito la presenza di un bagnino per la vigilanza della piscina e per possibili interventi di salvataggio o primo soccorso. In violazione sia di una norma regionale.