Caccia monete con il metal detector: nei guai

Il ’bottino’ recuperato risale all’epoca romana come stabilito dai carabinieri di Mesola e dai colleghi del Nucleo tutela patrimonio culturale

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Sosteneva di aver trovato per caso delle monete antiche, in realtà le aveva cercate con un metal detector in un’area archeologica protetta, in barba alla legge di tutela del patrimonio archeologico dello Stato. È finito così nei guai, un marocchino di 31 anni (A.M.A., le iniziali del suo nome) che nei giorni scorsi si era presentato in caserma dai carabinieri di Mesola per denunciare il ritrovamento di monete di epoca romana. L’uomo si era rivolto ai militari per chiedere informazioni su quali fossero le procedure da seguire a seguito del ritrovamento casuale come aveva dichiarato dei reperti. Ma la dichiarata casualità del ritrovamento non ha per nulla convinto i militari che hanno deciso di approfondire, chiedendo la consulenza dei colleghi del nucleo di Tutela patrimonio culturale di Bologna. Questi ultimi sono arrivati a Mesola e, per prima cosa, hanno sequestrato le monete che erano in possesso dello straniero. I militari hanno appurato che si trattava proprio di monete risalenti all’epoca romana e, quindi, di valore dal punto di vista storico. Successivamente, hanno raggiunto l’abitazione del marocchino per perquisirla e verificare la veridicità del suo racconto. Dopo aver ispezionato le stanze, in una di queste hanno trovato le attrezzature che aveva evidentemente impiegato per le ricerche di reperti, tra cui un metal detector. Il rinvenimento di quella apparecchiatura ha reso più chiara l’attività che era stata compiuta dall’uomo: in sostanza, non aveva ritrovato casualmente le monete, cosa assai difficile da credere, ma le aveva consapevolmente ricercate con il metal detector (capace di rilevare la lega della quale sono composte) perlustrando un’area sottoposta a vincolo archeologico, dove era certo di poter trovare qualche oggetto di valore. Un’attività assolutamente vietata e che presumibilmente l’uomo aveva compiuto nella speranza di guadagnare una ricompensa per il ritrovamento, tentando di farlo passare come fortuito davanti alle forze dell’ordine. I carabinieri mesolani, a fronte delle verifiche effettuate e della ricostruzione dei fatti, hanno provveduto a denunciare il 31enne per violazione della normativa sulla tutela dei beni culturali e ambientali, sia per aver effettuato ricerche in un’area archeologica protetta, sia per essersi impossessato delle monete antiche che sono patrimonio archeologico statale.

Valerio Franzoni