Cinzia Fusi, finto testamento della donna per truffare il parroco di Berra

Denunciate quattro persone che avevano tirato in ballo la 34enne uccisa a Copparo il 24 agosto 2019 dall'ex compagno

L'’abitazione con annesso capannone dove è avvenuto l’omicidio di Cinzia Fusi (Bp)

L'’abitazione con annesso capannone dove è avvenuto l’omicidio di Cinzia Fusi (Bp)

Ferrara, 23 maggio 2020 - Un finto testamento di Cinzia Fusi, la 34enne uccisa a Copparo il 24 agosto 2019 dall'ex compagno, reo confesso, Saverio Cervellati, per truffare il parroco di Berra, nel Ferrarese.

A identificare i presunti responsabili sono stati i carabinieri che ieri hanno denunciato in stato di libertà alla Procura di Ferrara 4 persone, accusate ora di tentata truffa in concorso. I fatti risalgono allo scorso settembre quando il parroco, curato della parrocchia di Berra e Cologna Ferrarese, ha denunciato ai carabinieri un tentativo di truffa, messo in atto da ignoti, ai danni della sua parrocchia. In particolare, il parroco ha riferito ai militari di essere stato contattato da un finto direttore di banca e, successivamente, da un sedicente notaio, che lo avevano informato di essere in possesso di un testamento che sarebbe stato consegnato loro, tempo addietro, da Cinzia Fusi, nel quale si diceva che la ragazza aveva deciso di donare 40.000 euro alla parrocchia di Berra.

Per istruire la pratica relativa al lascito, tuttavia, i due avevano detto al parroco che doveva fare loro un bonifico bancario di un importo pari al 7,5% della somma, cioè 3 mila euro, che sarebbe stato usato per pagare bolli e oneri vari, e gli avevano comunicato l'Iban. Il sacerdote, insospettito soprattutto della pressione subita dai due sedicenti professionisti, aveva chiesto loro un incontro per pagare in contanti ma i due, con la scusa della trasparenza bancaria e della normativa contro il riciclaggio, gli avevano risposto di non poter accettare denaro contante e che, pertanto, era necessario procedere urgentemente col bonifico, arrivando a suggerire al parroco di anticipare la somma dal suo conto personale, assicurando l'arrivo dei 40mila euro a giorni. Compreso l'inganno, il sacerdote si è rivolto ai carabinieri, che in poco tempo hanno individuato il finto notaio, un soggetto già noto alle forze dell'ordine, e altre tre persone intestatarie di conti correnti e utenze telefoniche utilizzate dal truffatore.