Corsi Bls e defibrillatori, la mappa "Così si battono gli arresti cardiaci"

Tra città e provincia sono 479 i Dae censiti, ma sono ancora carenti quelli ad accesso pubblico. Il coordinatore infermieristico del 118: "Bisogna essere formati e informati a partire dai bambini".

di Nicola

Bianchi

Quando ti succede davanti, agisci. Senza paura. "Perché – diceva un infermiere del 118 all’apertura di un corso Bls – nella testa devi ripeterti: tanto questo muore lo stesso. Così facendo ti verrà la forza di soccorrerlo senza timore. Quindi fallo". Già, perché in caso di persona in arresto, l’unica strada per tentare di salvarla è il massaggio cardiaco manuale, seguito – se siamo fortunati e ne abbiamo uno nelle vicinanze – dall’uso del defibrillatore. Nel nostro territorio la situazione com’è? Siamo preparati per affrontare un evento improvviso che può accadere a chiunque e in qualsiasi momento? "Tra città e provincia – spiega Marco Orioli (nella foto a destra), coordinatore infermieristico del 118 – abbiamo 479 defibrillatori censiti (i Dae), dei quali 31 stagionali per gli stabilimenti balneari; un buon numero e ben distribuito, in media con la regione. Tutti sono mappati e ogni operatore 118 è in grado di vederli e destinare il soccorritore laico nel luogo più vicino a prenderlo". Palestre, bar, piscine. Da migliorare – tradotto, da ampliare assolutamente – il numero dei defibrillatori ad accesso pubblico, i cosiddetti Pad (Public access defibrillation): le colonnine luminose con dentro il salvavita che si trovano sparse in luoghi frequentati di città e paesi. Sul territorio provinciali se ne contano a Copparo, Bondeno, Goro (all’entrata della Sacca), Gorino e Terre del Reno. Nessuno però in centro città. Un passo in avanti è fondamentale e anche per questo che le aziende sanitarie stanno ragionando con le altre istituzioni e con il mondo del volontariato per potenziare la platea di strumentazioni.

I numeri degli eventi sono agghiaccianti: in Italia ogni anno in media muoiono 60.000 persone per arresto cardiaco improvviso, in Emilia Romagna oltre 4.000, mentre la media ferrarese parla di 340 casi. "Fondamentale – riprende Orioli – è la tempestività di intervento: bisogna essere bravi a riconoscere l’evento per poi iniziare con le manovre rianimatorie polmonari per ossigenare il cervello e mantenere un’onda elettrica più alta possibile". Prima cosa: massaggio cardiaco. Seconda, appena disponibile, l’utilizzo del defibrillatore. "Lo strumento ’parla’ e ti dice cosa fare, passo passo. Insieme poi all’operatore del 118. Chiunque oggi lo può utilizzare in caso di emergenza". Da qualche tempo, infatti, non è più obbligatorio l’essere in possesso di un corso Bls per usarlo, nonostante questi ultimi restino di fondamentale importanza. "I corsi sono erogati sia dalle aziende sanitarie che da centri di formazione di pubblica assistenza, esistono enti formatori accreditati". I costi sono residui, alcune decine di euro per un qualche ora di ’addestramento’ salvavita. "Il fare un massaggio cardiaco – sottolinea il coordinatore 118 – è un mettersi in gioco. Dove dobbiamo migliorare? Nel prendere consapevolezza di attuare manovre di primo soccorso e fare continua formazione".

Iniziando fin da piccoli. Ed ecco allora il progetto ’118 scuola’ (nato nel 2006 sotto il nome di ’118 bimbi’). "Abbiamo ripreso corsi nelle scuole – dice con orgoglio Orioli –, nelle V elementari, poi nelle II medie e nelle IV superiori. Negli ultimi anni molti istituti ci stanno chiedendo il nostro intervento ed è fondamentale essere formati e informati fin da giovanissimi". Altro fiore all’occhiello è il ’118 in piazza’ evento che si tiene da 10 anni con prove tecniche su manichini adatte a tutte le età. E nel futuro? "Dopo i Pad, prenderanno sempre più piede i defibrillatori di condominio e di quartiere". Armi in più per combattere un nemico subdolo, improvviso e potentissimo.