"Così ho trovato la tomba di mio nonno Janik"

Cristiana Facchini, libraia, ha impiegato anni per rintracciare il parente "L’Esercito polacco lo trasferì, poi il buio. Ora so che riposa in Australia"

Migration

di Laura Guerra

Nelle mani aveva solo una foto ormai sbiadita e pochi ricordi tramandati ma Cristiana Facchini, titolare di Albatros, l’unica libreria rimasta a Cento, dopo 40 anni di ricerche è riuscita a ritrovare le sue radici e il luogo dove riposa il nonno, in Australia. Una storia fatta di emozioni, di tanta voglia di dare spiegazioni alle particolarità dei propri lineamenti ma che parla anche della della Seconda guerra mondiale, di soldati, di amori ma anche di un arrivederci che le vicissitudini di quegli anni hanno voluto diventasse un addio. "Dopo anni di ricerche ero riuscita a individuare una tomba in Australia, a Hobart, che corrispondeva ai dati che avevo del nonno, ma non ne ho avuto la certezza finché l’altra mattina ho aperto Facebook – racconta la libraia centese, residente a San Matteo della Decima (Bologna) – una signora dell’associazione degli immigrati polacchi in Australia aveva postato la foto di quell’uomo coi suoi dati tratta dal libretto d’assunzione alla società idroelettrica dove lavorava. Il volto corrispondeva a quello della foto del battesimo della mia mamma. Sono scoppiata a piangere dalla gioia. Finalmente l’ho trovato! Osservo i tratti che nell’unica foto che avevo non si notavano: quelle gobbe del naso che io pensavo fossero una ’botta’ presa da piccola, ora so da dove arrivano. Sono le sue e le ha anche mia figlia".

E come in un romanzo, la storia prende forma. "Sapevo chiamarsi Janik Stanislaw, che era un soldato polacco che ha fatto parte della liberazione di Bologna ma è stato trovando la tomba che ho potuto avere l’orgoglio di scoprire perché riportato sulla lapide che era un eroico soldato che aveva combattuto a Montecassino e insignito del titolo di Ratti di Tobruk, soldati estremamente valorosi con tanto di medaglia – prosegue –. Lui e mia nonna si conobbero a Granarolo, si innamorarono, a marzo del ’46 nacque mia madre ma quando aveva solo 6 mesi, lui fu mandato in Argentina dall’Esercito perché non potevano né rimanere in Italia né tornare in Polonia per problemi politici e lì si persero le tracce. Il triste pensiero era che fosse stato mandato a morire in Siberia. Di lui rimaneva solo la foto fatta al battesimo di mamma e quell’atto della parrocchia con il suo nome". Da quei due documenti è partita la ricerca delle origini. "Ho iniziato a cercare tracce, aiutata anche da Anna Pankowska, una signora polacca che abita a Cento, ho scritto a tutti e sono riuscita a ricostruire che, invece, il nonno era andato in Australia con un contratto di lavoro particolare che dettava regole anche sul comportamento e l’assenza di parentela – continua Facchini –. Sono risalita alla società idroelettrica in Tasmania dove lavorava, e infine ho saputo che era morto nel ’61 senza dare comunicazione di eredi. Ora che ho trovato il riscontro fotografico, certa dunque che non sia un caso di omonimia, posso dire di aver trovato il nonno".

Ricerca che però continua. "Sono convinta che lui abbia provato a contattarci, ma che qualcosa abbia fatto sì che non ci arrivassero le sue lettere – dice –. Sappiamo che mandò la foto della bambina alla sua famiglia in Polonia ma non sappiamo chi siano i nostri parenti e sarei molto curiosa di trovarli. In Australia, invece, continuerò a cercare anche amici reduci o qualcuno che lo conosceva per cercare anche di capire se lui aveva mai raccontato della bimba che aveva in Italia e se aveva provato a contattarla. Le mie ricerche non sono finite. So anche di un amico del nonno, anch’esso soldato, che tenne a battesimo la mamma e che rientrò in Polonia morendo nel ’90: la speranza è che trovando anche quei parenti, possano sapere qualcosa e aiutarci a trovare risposte".