Covid, nuovo macchinario salva un paziente a Ferrara

Si chiama Ecmo ed è stato acquistato dal Sant’Anna. Si utilizza per i casi con grave insufficienza respiratoria. Il direttore della Rianimazione Volta: "La persona sopravvive in attesa che il polmone riprenda a funzionare"

Il direttore di Anestesia e Rianimazione Universitaria di Ferrara Carlo Alberto Volta

Il direttore di Anestesia e Rianimazione Universitaria di Ferrara Carlo Alberto Volta

Ferrara, 18 febbraio 2022 - Un nuovo macchinario grazie al quale i pazienti Covid più gravi riescono a respirare e rimanere in vita. Nel reparto di Anestesia e Rianimazione Universitaria di Ferrara, diretto dal prof. Carlo Alberto Volta, nei giorni scorsi è stato trattato il primo caso con questa metodica: il paziente, con gravissima insufficienza respiratoria associata al Covid, è in fase di stabilizzazione. "Si inizia con la semplice somministrazione di ossigeno – dice Volta – per arrivare fino alle macchine che respirano al posto del paziente. Tuttavia, nei casi più gravi, quando il polmone non funziona più, anche quest’ultima terapia può risultare inefficace a garantire la sopravvivenza". A quel punto rimarrebbe una sola possibilità.

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"L’uso di un’altra macchina – continua Volta – in grado di fare ossigenare il sangue del paziente. Questa macchina preleva in grande quantità il sangue, lo fa passare attraverso un polmone artificiale che lo arricchisce di ossigeno per poi reintrodurlo nelle vene del paziente stesso. In pratica il paziente viene mantenuto in vita anche se il suo polmone è completamente alterato e quindi non funzionante". La difficoltà a respirare – la cosiddetta fame d’aria – è una delle patologie più gravi che un paziente possa provare. Negli anni di pandemia, il Covid ha accentuato tale problematica, questo perché uno dei sintomi più comuni nel virus (soprattutto nelle forme severe) è legato a patologie respiratorie.

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La strumentazione recentemente acquistata dal Sant’Anna realizza la cosiddetta Ecmo, e cioè la ’Extra Corporeal Membrane Oxygenation (Ossigenazione extracorporea a membrana)’. Si tratta, a tutti gli effetti, di un presidio salvavita. Permette infatti di mantenere in vita i pazienti più gravi nell’attesa che il polmone riprenda progressivamente la sua funzione. "È sicuramente una tecnica di difficile realizzazione – afferma Volta – e probabilmente la più complessa attuabile in una terapia intensiva, in quanto prevede che per lunghe ore e giorni il sangue circoli al di fuori dei vasi sanguigni, con potenziali ripercussioni sul corretto funzionamento di tutti gli altri organi. Tuttavia, nonostante queste evidenti e conosciute difficoltà, anche il nostro ospedale, tra i pochi in regione, si è dotato di tale macchina, che completa le nostre armi per sconfiggere l’insufficienza respiratoria".  

L’Anestesia e Rianimazione Universitaria, ormai da molti anni, si occupa – sia come trattamento sia come ricerca – di quanto concerne i problemi del polmone. "Questo grazie – conclude il direttore di Unità Operativa – alla capacità gestionale di un team composto da infermieri e medici che, vicendevolmente, si sono supportati in sfide alla fine vinte, come quelle dell’Ecmo, e che hanno rappresentato un grande avanzamento per la sanità ferrarese".  

re.fe.