Crac Capa, chiusa l’inchiesta Gli indagati sono trenta

I pubblici ministeri contestano i reati di bancarotta e false informazioni sociali

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Sono trenta le persone che, secondo la procura, devono rispondere del fallimento della cooperativa Capa Ferrara. A stabilirlo sono stati i sostituti procuratori Stefano Longhi e Lisa Busato che, nei giorni scorsi, hanno notificato gli avvisi di fine indagine agli indagati, ex vertici e membri degli ultimi consigli di amministrazione prima del crac che nel 2016 ha lasciato un buco da oltre 24 milioni. Le accuse formulate a vario titolo sono bancarotta e false comunicazioni sociali. Tra le contestazioni formulate dai pm spunta quella di aver dissipato il patrimonio della società a seguito dell’acquisto di due società agricole, Energy Tre ed Energy Quattro. Secondo le accuse, l’acquisto delle quote delle due società sarebbe avvenuto senza aver verificato la sostenibilità dell’impegno finanziario. Una operazione che, secondo i magistrati, sarebbe stata "del tutto incoerente" con il raggiungimento delle esigenze dell’impresa. Un altro episodio dissipativo si sarebbe verificato con la vendita delle due società agricole eseguita, secondo i magistrati, rinunciando alla pretesa di corresponsione di una parte del prezzo di cessione. Per quanto riguarda le false informazioni, l’atto di fine indagine parla di iscrizione all’attivo a bilancio di imposte anticipate e crediti fittizi. Operazione che, secondo le accuse, sarebbe stata eseguita per occultare la "totale perdita del capitale sociale".