Davide compie dieci anni È un ’figlio’ del terremoto

Il racconto della mamma Simona: "Ero in ospedale a Cento pronta per il parto. Poi la scossa, sono corsa in strada così come ero. La nascita in Romagna"

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CENTO

Davide compirà dieci anni domani, il 29 maggio. E sarà un compleanno speciale... anche per la sua mamma Simona. "Stavo per entrare in sala parto all’ospedale di Cento, quando alle 9 del mattino è arrivata la scossa di terremoto. Fortissima, terribile – racconta con il cuore in gola –. Sono fuggita per le scale dell’ospedale, trascinandomi dietro anche le apparecchiature medicali. Ero terrorizzata. Qualche ora più tardi, mio figlio è nato in Romagna, all’ospedale di Faenza". E per lei e la sua famiglia il giorno più drammatico si è trasformato in un giorno di gioia, grazie a quel fiore sbocciato come un regalo di Dio.

"Non potrò mai dimenticare tutto quello che è accaduto quel martedì mattina", rievoca Simona Orlandi, 48 anni, commerciante di Finale Emilia. Già era stata tremenda la notte del 20 maggio, quando proprio Finale fu l’epicentro delle prime scosse di terremoto. "Una devastazione – dice Simona –. Io, mio marito Paolo e il nostro primo figlio Valerio, che allora non aveva ancora cinque anni, ci siamo salvati. Un vero miracolo". Simona era agli ultimi giorni della sua seconda gravidanza, per cui aveva deciso di non rischiare: "Dopo la notte del primo terremoto, ci eravamo trasferiti tutti a casa dai miei genitori – continua –. Per sentirmi ancor più tranquilla, tuttavia, avevo pensato di dormire nel furgone di mio marito che poi ha affittato un camper". I giorni erano trascorsi così: "La vita del paese era stata sconvolta dal terremoto, i monumenti distrutti, il centro zona rossa, una tensione continua". E – considerando possibili difficoltà nel parto – i medici avevano consigliato Simona per un cesareo, da eseguire proprio martedì 29. "Cercavo di affrontare tutto con un pizzico di serenità – prosegue –. Dietro la chiesa del Seminario era stata montata una tensostruttura che fungeva da chiesa ma anche da sala consiliare. La sera di lunedì 28 andai a un incontro con alcuni esperti che cercarono di rassicurarci: ‘Le scosse più forti sono già arrivate, non potranno ripetersi’, ci dissero".

La mattina dopo, alle 6, Simona e il marito erano già all’ospedale di Cento, a pochi chilometri da Finale. "Nella lista degli interventi, ero la seconda. Gli infermieri mi avevano già preparata, collegandomi al monitor cardiaco. Accanto al letto era pronta una piccola culla". Ma alle 9, ecco il disastro. Ancora. L’ospedale sembrava mosso da un gigante arrabbiato. "Un’infermiera ha gridato: ‘Dovete correre giù’. E così, senza pensarci, ho preso le scale tirandomi dietro tutto. Sono uscita in strada e ho ancora negli occhi l’immagine dei palazzi che oscillavano". In camicia da notte e pantofole, Simona ha raggiunto l’auto: "Mio marito ha avuto il coraggio di risalire per prendere i miei documenti: quando è ridisceso aveva le lacrime agli occhi: aveva visto la culla accanto al letto coperta da calcinacci". Nelle ore successive, Simona e il marito si sono chiesti che cosa fare. "Per dopo il parto avevamo prenotato una csa ai Lidi, per stare sereni. E proprio l’impiegata dell’agenzia mi ha dato un consiglio, inviandomi il numero del suo ginecologo in Romagna – prosegue –. A mezzogiorno ero già al pronto soccorso di Faenza: l’ecg e subito in sala operatoria. Alle 14.47 è arrivato Davide".

Stefano Marchetti