Dieselgate, liberato dirigente Vm di Ferrara. "Nessun pericolo di fuga"

La Corte d’Appello, dopo l’arresto per frode al governo Usa di Sergio Pasini, non ha riscontrato alcuna esigenza cautelare

Gli operai di Vm al lavoro in un momento della produzione

Gli operai di Vm al lavoro in un momento della produzione

Ferrara, 30 settembre 2021 - Il suo arresto è durato appena un giorno e mezzo. La corte d’appello di Bologna ieri mattina ha disposto l’immediata liberazione per insussistenza dell’esigenza cautelare del pericolo di fuga per Sergio Pasini, il perito 53enne ferrarese, dirigente del settore Ricerca e sviluppo dell’azienda centese Vm (oggi però sospeso dal lavoro), coinvolto nell’inchiesta sulla presunta manipolazione dei test sulle emissioni inquinanti nella quale sono finiti invischiati anche alcuni dirigenti dell’impresa di Cento (dal 2013 di proprietà di Fca). Qui, infatti, una decina di anni fa si produceva il motore diesel ‘3 litri’ finito nell’occhio del ciclone.

Pasini , a quanto si apprende, è accusato di truffa contro il governo degli Stati Uniti e su di lui pende un mandato di arresto emesso dalla corte del distretto orientale del Michigan, emesso l’8 marzo di quest’anno. Dopo la liberazione del tecnico ferrarese, quasi sicuramente arriverà la richiesta di estradizione da parte degli Usa. I tempi, comunque, saranno molto lunghi, perché il processo statunitense, se mai ci sarà, arriverà probabilmente dopo altri filoni giudiziari dell’inchiesta che non vendono coinvolto Pasini.

Il perito , difeso dall’avvocato Andrea Rossetti, è stato arrestato lunedì sera a Vigarano: i militari, che lo avevano fermato per un controllo, si sono accorti che era ricercato e hanno immediatamente proceduto a un arresto provvisorio, in ottemperanza agli accordi internazionali sulle estradizioni.

Dopo di che Pasini ha dovuto attendere che ieri la Corte d’Appello si pronunciasse: una mezz’ora in tutto l’udienza che ha stabilito l’immediata liberazione. Per quanto riguarda la presunta manipolazione dei test sulle emissioni inquinanti, saranno i giudici americani a fare luce nel corso della maxi inchiesta.

L’arresto dell’altra sera del perito è stato accolto dallo stesso Pasini con sorpresa: quel che è certo, infatti, al di là degli sviluppi, è che l’uomo non abbia mai condotto una vita da ‘latitante’. Il suo nome era già emerso dalle pieghe dell’inchiesta sul ‘Dieselgate’ e, in tutto questo tempo, era rimasto a Ferrara – dove è radicato e ha famiglia – aspettando che la giustizia Usa facesse le proprie richieste.

Insomma, il 53enne era a conoscenza della vicenda che lo riguarda ma, come conferma chi lo conosce, non avrebbe mai assunto iniziative coerenti con l’idea di potersi sottrarre alla giustizia. Al momento, finché non arrriverà la richiesta di estradizione, la situazione è quella dell’attesa.

L’accusa sostenuta dai pubblici ministeri federali di Detroit è che nella calibrazione del motore diesel 3 litri (negli anni passati vero e proprio ‘gioiello’ della Vm motori) sia stato regolato il dispositivo di controllo delle emissioni per produrre meno ossidi di azoto durante i test rispetto all’utilizzo reale su strada.

Del resto, l’inchiesta sulla presunta manipolazione dei test sulle emissioni inquinanti avrebbe riguardato oltre centomila veicoli diesel venduti negli Stati Uniti d’America da Fca (in seguito confluita in Stellantis). I motori in questione furono utilizzati per alcuni modelli di Ram 1500 e Jeep Grand Cherokee. Ieri pomeriggio, infine, Pasini era già a casa con la sua famiglia a Ferrara.