FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

È ’strage’ di sportelli bancari. Ostellato li ha persi tutti. E in città sono quasi dimezzati: "Ora serve un Osservatorio"

Da Ferrara alla provincia, secondo uno studio la rarefazione ha assunto portate drammatiche. Paganini (Fisac Cgil): "In un’economia fragile come la nostra, spesso i risparmi vanno altrove". .

È ’strage’ di sportelli bancari. Ostellato li ha persi tutti. E in città sono quasi dimezzati: "Ora serve un Osservatorio"

È ’strage’ di sportelli bancari. Ostellato li ha persi tutti. E in città sono quasi dimezzati: "Ora serve un Osservatorio"

La rarefazione degli sportelli bancari nel nostro territorio ha assunto una portata drammatica. Dalla città alla provincia, è un vero e proprio bollettino di guerra quello che emerge dai dati di Bankitalia elaborati dalla Fisac Cgil e, in particolare, dal segretario Samuel Paganini che lucidamente analizza i numeri nel contesto in cui sono inseriti. Guardiamo qualche valore. Iniziamo col dire che il saldo peggiore lo registra, in provincia, Ostellato. Dal 2015 alla fine dello scorso anno ha perso il 100% degli sportelli bancari. È completamente sguarnita. Dato drammatico anche quello di Riva del Po che ha subito una flessione dell’80% degli sportelli passando da cinque a uno. Lagosanto e Fiscaglia non vanno meglio. Stiamo parlando di una rarefazione che raggiunge percentuali di poco inferiori al 70%. Da tre a uno il primo, mentre passa da sei a due Fiscaglia. Ostellato supera il 75% nel novero della scomparsa delle filiali bancarie passate da quatto a una nel periodo analizzato da Bankitalia.

Le flessioni mordono meno nell’Alto Ferrarese: a Bondeno gli sportelli chiusi rappresentano il 14,29% del totale, mentre a Cento il 13,64. Jolanda mantiene il presidio inalterato mentre Masi Torello si è vista dimezzare gli sportelli. Anche in città la situazione non va molto meglio: il capoluogo è passato da 82 sportelli ai 46 dello scorso anno. Un trend purtroppo, sempre peggiore che supera la soglia dei 43 punti percentuali in termini assoluti di flessione rispetto al totale di partenza. Una riflessione ulteriore su Ferrara va prospettata. La città ha infatti "il dato di chiusure ovviamente maggiore in termini assoluti: hanno chiuso trentasei sportelli in città e soprattutto nelle frazioni". Come si legge nel documento del sindacato, "le frazioni del Comune sono sostanzialmente prive di uno sportello bancario". Peraltro, rilevano i sindacalisti, "questo dato è ancor più preoccupante in quanto è proprio nel capoluogo provinciale che si concentra la maggior ricchezza in termini di risparmio e, di converso, la maggiore esigenza di credito su imprese o privati". E qui arriva un’ulteriore notizia potenzialmente molto critica. "Entro l’estate – si legge nel documento della Fisac – è prevista un’ulteriore chiusura di una filiale bancaria in zona Gad, lasciando gli abitanti di quella zona privi di uno sportello bancario di prossimità. Altra beffa: un turista che arriva in stazione a Ferrara non troverà nemmeno un bancomat disponibile in zona".

Questo, in effetti, è un vulnus notevole. C’è un altro aspetto che, tuttavia, va inquadrato e che riguarda i risparmi dei ferraresi. "In una provincia economicamente fragile come la nostra – dice ancora la categoria della Cgil – i risparmi dei ferraresi spesso finanziano attività non presenti sul nostro territorio. A Ferrara si raccoglie denaro che si presta altrove". Stiamo parlando di somme ingenti. "A oggi – prosegue la nota – il differenziale tra prestiti e risparmi è di 3,4 miliardi di risparmi dei ferraresi che vengono prestati dalle banche fuori provincia". A questo punto, arrivano le proposte politiche formulate dal sindacato. "Un primo possibile provvedimento – dice Paganini – potrebbe consistere nel trasferire delle lavorazioni centrali p di direzione delle grandi banche nella nostra provincia. In questo modo, per lo meno, si riuscirebbe parzialmente a tamponare l’emorragia occupazionale ferrarese".

Ma ancor più urgente agli occhi del segretario Fisac, sarebbe la costituzione dell’Osservatorio provinciale sul credito. "Un luogo – spiega – che possa governare il fenomeno della rarefazione degli sportelli bancari e che coinvolga non solo il mondo degli istituti di credito, ma anche quello imprenditoriale e sindacale". D’altra parte, osserva Paganini, "se non c’è credito non c’è impresa". Ne consegue che "non c’è lavoro e si alzano i livelli di disoccupazione". Tuttavia, per realizzare un’iniziativa di questo genere occorre "una politica attenta e lungimirante – chiosa Paganini - . Ferrara non può più permettersi ulteriori chiusure bancarie e conseguenti riduzioni del credito concesso a imprese e privati".