Eccidio della Macchinina, tributo ai martiri

Una pagina di storia con i cronisti della classe 3aF di Goro, che hanno ‘ricostruito’ gli ultimi istanti di vita delle vittime e i loro pensieri

Eccidio della Macchinina, tributo ai martiri

Eccidio della Macchinina, tributo ai martiri

Una pagina di storia con gli studenti della classe 3aF di Goro

Eccidio della Macchinina

La vicenda

In una notte di marzo di ottanta anni fa, esattamente in quella tra il 27 ed il 28 marzo del 1944, sulla riva del Po di Goro, nella località detta della “Macchinina” vicino a Gorino, si consumò una strage: sette uomini innocenti finirono davanti alle armi fasciste e cinque di loro, perchè due si salvarono fortunosamente, furono trucidati colpevoli solo di essere stati scelti come vittime della rappresaglia scatenata dalla Guardia Nazionale Repubblicana per vendicare due camerati uccisi a Longastrino. Quali furono gli ultimi pensieri dei sette condannati a morte della “Macchinina” nella notte tra il 27 ed il 28 marzo 1944? Abbiamo provato ad immaginarli ed in particolar modo quelli di Don Rizzo, unico sacerdote della provincia di Ferrara ucciso dalle camicie nere.

I pensieri che restano vivi

Un episodio accaduto ormai 80 anni fa, e che nonostante il tempo, non andrebbe mai dimenticato. Chissà quali furono i pensieri delle vittime prima di morire… Prima che la luce della vita venga spenta, le menti di queste vittime sono spesso occupate da una serie di emozioni contrastanti. Per alcuni la consapevolezza imminente della propria fine si insinua lentamente, come un’ombra che si allunga silenziosamente sulla loro vita. Il timore pervasivo si fonde con la disperazione mentre cercano una via di fuga, una speranza che si dissolve lentamente nel buio. Sogni spezzati e promesse non mantenute risuonano nella loro mente mentre si chiedono cosa avrebbero potuto fare per evitare il tragico destino. Altri, invece, accettano la loro sorte con una rassegnazione cupa. In quei momenti, riflettono sulle scelte che li hanno condotti a quel punto, sui momenti felici che ora sembrano lontani e irraggiungibili. Si domandano se il loro passato li abbia condotti inevitabilmente lungo il sentiero oscuro che ora li attende o se esista ancora la possibilità di un ultimo respiro.

E poi c’è il silenzio. Un silenzio cupo e opprimente che avvolge ogni pensiero, ogni emozione, ogni desiderio. In quegli istanti, il mondo si restringe ad un’unica verità implacabile: il loro tempo è giunto al termine. Ma indipendentemente dalla natura dei loro pensieri, una cosa è certa: le loro storie non saranno dimenticate ed i loro pensieri resteranno per sempre incisi nell’eternità.

Irene Zaccaria

Don Pietro Rizzo

Sono qua, non c’è più tempo per me, ormai è finita... Ho provato a cambiare le cose ma non c’è stato dato tempo…I minuti sembrano ore, le mani sudano, il cuore batte forte, l’ansia è a mille, ma sono contento perché tutto ciò che ho fatto forse servirà a salvare vite umane…Purtroppo il fascismo sta mietendo vittime innocenti solo per un ideale che è un assurdo!!! (Quando i fascisti lo prelevano) La porta viene colpita da calci e pugni: sono qui, per me è finita ma sono felice e in pace con me stesso perché forse la mia morte risparmierà un altro innocente…La mia permanenza su questa Terra è finita purtroppo per mano di assassini che non si rendono conto di quello che stanno facendo: uccidono innocenti, donne, uomini, bambini senza distinzione in nome di un ideale che spaventa. Sono entrati, mi prendono, mi picchiano con molta forza, mi insultano, ma non importa perché mi piego in nome della libertà, quella libertà di cui forse i nostri futuri amici e parenti potranno godere.

Morirò felice, perché lo farò in nome della libertà, morirò da persona libera ed auguro a tutti di combattere sempre in nome della propria libertà perché è uno dei principi fondamentali dell’essere umano .

Sofia Cudignola