Fiaccolata Ferrara, in centinaia per dire no al femminicidio

Circa ottocento partecipanti alla marcia in ricordo di Atika e Cinzia

La fiaccolata per dire no al femminicidio (foto Businesspress)

La fiaccolata per dire no al femminicidio (foto Businesspress)

Ferrara, 13 settembre 2019 - «Grazie per averci donato il vostro cuore. Vale per Atika, vale per tutte le donne vittime della violenza». Ogni parola pesa come una pietra, per Mohammed Gharib, fratello della donna uccisa la settimana scorsa. Ma la luce, e il calore di ottocento fiaccole, riscaldano l’animo, per quel che si può. Da piazza Savonarola, ieri sera, è partita la fiaccolata di solidarietà per le donne uccise in modo violento. Il brillio delle candele unisce idealmente Atika, a cui era dedicata la manifestazione, a Cinzia Fusi, per cui già era scesa in strada Copparo. Ma non c’è distinzione, nel dolore, e così si marcia, in silenzio.

Cinzia Fusi aveva 34 anni
Cinzia Fusi aveva 34 anni

Davanti a tutti, i tre segretari di Cgil, Cisl e Uil Cristiano Zagatti, Bruna Barberis e Massimo Zanirato, promotori della fiaccolata assieme all’Udi, rappresentata da Paola Castagnotto. I familiari di Atika, Lucia Panigalli (anche lei oggetto di violenza, che si fa testimonial: «Sono contenta di essere qui, e contenta di essere ancora viva»), e il sindaco di Castello d’Argile Alessandro Enriquez.

Atika Gharib aveva 32 anni
Atika Gharib aveva 32 anni

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Il corteo procede silenzioso, attorno al Castello; al ritorno, sul muretto viene deposto un mazzo di fiori, bianchi e rossi, profumati. Un applauso, tanti abbracci, qualche lacrima. Ma anche rabbia, anche se nascosta con pudore. Nel pomeriggio, i familiari di Atika (oltre al fratello, anche le sorelle Laila e Sumya) sono stati ricevuti in Prefettura, assieme al proprio avvocato Marina Prosperi. «Siamo qui per denunciare il fatto che l’ex compagno avrebbe potuto e dovuto essere arrestato già il 3 agosto – afferma il legale –. M’hamed Chamekh aveva molestato una ragazza, c’erano circostanze per cui nessun Gip avrebbe potuto evitare il fermo e spedirlo in carcere. Atika, oggi, sarebbe ancora viva».

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La vicenda, perciò, non si esaurisce con la solidarietà: «Le leggi ci sono, non ultimo il Codice Rosso, vanno applicate con rigore, e rafforzate le misure di prevenzione e di protezione», dice Bruna Barberis della Cisl. «Come sindacato stiamo stringendo la collaborazione con il Centro Donna Giustizia – aggiunge Francesca Battista della Cgil –, per fare la nostra parte nel mondo del lavoro per il contrasto a molestie e violenza, intervenendo soprattutto nel campo della formazione».

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