"Ho portato in passerella lo sbarco sulla luna"

Angelica Raimondi, 27 anni, ha creato un marchio nel mondo della moda. I suoi abiti nelle pagine patinate della rivista Vogue

"Ho portato in passerella lo sbarco sulla luna"

"Ho portato in passerella lo sbarco sulla luna"

Si ispira allo sbarco dell’uomo sulla luna, alla conquista dello spazio e agli anni Sessanta l’ultima collezione, quella primavera estate, disegnata da Angelica Raimondi, 27 anni, che ha trasformato un sogno nato quando era ancora bambina in una realtà fatta di vestiti che fasciano di storia – questo il filo conduttore – le donne.

"Sì, quando creo un abito mi documento, guardo al passato per adattarlo al futuro. Come, è un esempio, le mie vestaglie disegnate studiando le fogge dei vestiti dell’Ottocento". Angelica dopo le recenti sfilate guarda già alle prossime passerelle, anche se confida di non aver ancora trovato l’idea vincente per lanciare la collezione. Idee che del resto non le mancano, da una scintilla ai tempi del Covid si è dipanata la strada nel mondo del lavoro e in quello della moda di questa ragazza acqua e sapone. Erano gli anni bui della pandemia, chiusi in casa, le strade deserte. "Ho sempre avuto la passione per il disegno – rivela la ragazza titolare di un’impresa iscritta a Cna –, in quel periodo durante il quale si era fermata l’Italia, si era fermato il mondo mi sono messa a guardare i disegni che facevo da bambina e un po’ per gioco ho creato delle mascherine, volevano essere un tentativo di rendere meno pesante quella tragedia, di velare con un sorriso quell’immane dramma". Arriva il successo, crea migliaia di pezzi che varcano i confini dell’Italia, finiscono in tutto il mondo. "Oltre 1500 mascherine sono state acquistate all’estero – racconta –, non riuscivo a credere a quello che stava succedendo, una parte del ricavato ho deciso di darlo alle associazioni in beneficenza. Tra queste la Croce Rossa, che in quei giorni era in prima linea, e Ado". Dalle mascherina il passo agli abiti è breve. Ha in tasca la laurea nel mondo della moda a Milano, decide di metterla a frutto. La sua casa diventa una catena di montaggio, in azione tutti i suoi familiari che si rimboccanno le maniche tra forbici e pizzi. "I miei genitori mi hanno sempre sostenuto", sottolinea con orgoglio, il pensiero che va a papà Gino e mamma Elisabetta.

I suoi abiti conquistano le pagine patinate di Vogue, crea un suo marchio. "Mi sono messa alla macchina per cucire, sono partita da lì con umiltà, ago e filo. Vorrei rivolgermi ai giovani, è vero che qualcuno non ha magari tanta voglia di lavorare ma la maggioranza è pronta a rimboccarsi le maniche. Il mio consiglio è quello di rischiare, di inseguire il sogno, la passione nella quale si crede. Tengo a precisarlo, non è facile, ci sono e ci saranno sempre momenti bui. Ma è meglio provarci che fare magari un lavoro che si trasformerà in routine, che non darà alcuna soddisfazione. Io non sono figlia d’arte, non ho nessuno dietro di me in questo mondo. Sì, certo, mia nonna faceva la sarta. Ma mi sono fatta da sola e continuo a creare, a guardare avanti ogni giorno". Lo spirito che l’Accademia dei Maestri Artigiani di Arti e Mestieri di Ferrara ha premiato, la pergamenta un incoraggiamento.