REDAZIONE FERRARA

I diplomati vip del 1971: "Noi, i ragazzi del Roiti"

Dall’ex ministro all’esperta di finanza ed economista, fino al dirigente Asl. E la storia diventa un libro. Patrizio Bianchi: "Gli anni d’oro della scuola".

Dall’ex ministro all’esperta di finanza ed economista, fino al dirigente Asl. E la storia diventa un libro. Patrizio Bianchi: "Gli anni d’oro della scuola".

Dall’ex ministro all’esperta di finanza ed economista, fino al dirigente Asl. E la storia diventa un libro. Patrizio Bianchi: "Gli anni d’oro della scuola".

Un album di fotografie, ma non solo, per celebrare il mezzo secolo e più di amicizia nata ai tempi del liceo, ma anche per riflettere sul valore prezioso della scuola. Lo hanno realizzato gli ex allievi della sezione E dello Scientifico ’Roiti’ degli anni a cavallo fra i ’60 e i ’70, diplomatisi nel 1971. Una classe indubbiamente speciale, anzitutto perché i ’ragazzi’ non si sono mai persi di vista grazie ad incontri periodici, contatti costanti, iniziative e progetti, condivisione di gioie e dolori.

Anni di liceo iniziati all’indomani dell’inaugurazione del complesso a ridosso delle antiche mura e vissuti con l’entusiasmo dell’età ma anche del periodo storico ricchissimo di fermenti, passioni, utopie e illusioni. Di quella classe molti sono i laureati che poi si sono affermati nelle discipline più diverse: medici e ingegneri, economisti e dirigenti di azienda, farmaciste e docenti, funzionari pubblici, punti di riferimento nel volontariato. Non pochi sono coloro che hanno svolto e svolgono attività pubblica: c’è anche un ex ministro, nel gruppo, Patrizio Bianchi, che nel periodo del suo dicastero (lo scelse Draghi) si avvalse della collaborazione del suo compagno di classe, Davide Fabbri. E ancora: Vittorio Anselmi, consigliere comunale, Silvia Giannini, esperta di finanza ed economista, Mauro Manfredini, dirigente Asl.

E allora ecco un libro, dunque, per ricordare e in fondo celebrare quei momenti, affidandone la stesura proprio a Bianchi. E l’ex ministro (ma anche rettore di Unife, presidente dell’ex Cassa del Mezzogiorno e ora responsabile delle ’cattedre Unesco’) non si è fatto pregare cogliendo l’occasione per raccontare della sua scuola, di una generazione narrata in questa pubblicazione che, osserva, "è un canto alla scuola, a come deve essere e come noi, per fortuna, l’abbiamo incontrata".

Già, quella generazione nata nei primi anni ’50: è quella che "ha affrontato nel 1962 il primo anno di attuazione della nuova scuola media unificata, la straordinaria riforma che cancellava l’indecenza di una selezione a 11 anni fra chi poteva continuare negli studi e chi doveva fermarsi. Gli stessi docenti – chiosa Bianchi – non sembravano informati della rivoluzione in corso". Poi il ricordo di una scuola "fatta a scale" con il liceo classico al top. E all’interno dei licei c’erano le sezioni blasonate cui si aggiunsero le classi baby-boomers fra cui la III E, frutto di vari accorpamenti e affidata a docenti per la maggior parte non di ruolo. "Fu un Liceo fantastico perché alla ossessiva competizione imposta dalle ’classi nobili’, si sostituì una solidarietà partecipata che ci insegnò a vivere, e non a sopravvivere, e a scrivere pagine di affetto che resistono ancora oggi". E ancora: "Fu una continua scoperta. Da quell’anno non abbiamo più avuto bocciature: come classe ci siamo sempre fatti carico di non lasciare indietro nessuno". Infine l’indicazione personale di Bianchi: "La scuola deve essere aperta, inclusiva, affettuosa". Esattamente come la voleva Jacques Delor, presidente per 10 anni dell’Unione europea, cioè "incentrata sull’imparare ad imparare, imparare a fare, ad essere, a vivere e a lavorare insieme. Noi quella scuola del nuovo secolo l’abbiamo vissuta, forse ingenuamente, ma certo consapevolmente e ne portiamo per fortuna ancora i segni".

Alberto Lazzarini