Il Furioso, Ferrara in musica e per la musica

Successo al Comunale per l’opera diretta da Federico Maria Sardelli. Spicca la centralità della città nell’elaborare il concetto di poema

Il Furioso, Ferrara in musica e per la musica

Il Furioso, Ferrara in musica e per la musica

In questi giorni a Ferrara si sono svolti spettacoli di alto profilo culminati nella splendida rappresentazione de L’Orlando furioso di Antonio Vivaldi, terzo momento del percorso programmato dal direttore Federico Maria Sardelli sul grande musicista. Basti rivedere il filmato dell’opera girato a Ferrara dove nell’intervallo Sardelli spiega la complessa vicenda da cui nasce l’opera e la necessaria ambientazione in quella Ferrara e nel Castello estense. Altrettanto utile l’introduzione di Marcello Corvino direttore del teatro Comunale. Le immagini della Ferrara ducale, isola d’Alcina che strega, incanta tra le sue mura e tra gli aranci e limoni rende vera l’illusione e l’illusione si trasforma nella verità artistica. In questo complesso segno della centralità di Ferrara nell’elaborare il concetto di poema, di romanzo e delle sue soluzioni novecentesche notevole è stato il contributo presentato dall’Istituto di studi rinascimentali di Ferrara del libro di Corrado Confalonieri, Torquato Tasso e il desiderio di unità discusso con Cristina Montagnani e Marco Bertozzi.

Nello spettacolo dell’Orlando risulta straordinario il rapporto tra la scena, le voci, e il movimento delle voci e degli attori che fondono in un intelligentissimo mix il canto con i ruoli. Così i personaggi centrali maschili impostano le voci secondo il modello dei castrati in gran voga nel diciottesimo secolo e le donne a loro volta interpretano ruoli maschili quali Medoro, interpretato da Chiara Brunello. Su tutti spicca la straordinaria interpretazione di Yuriy Mynenco nel ruolo di Orlando, la cui voce in falsetto si fonda con la straordinaria scenografia creando una magia visionaria. Sullo svolgimento della vicenda e sulla cadenza delle scene, l’unica cosa che mi ha lasciato un momento perplesso è stato l’uso della ‘zanzariera’ che allontana e sfuma i momenti della vicenda. Per usare un termine an tempo in voga la qualità dello spettacolo è data dall’unità del tutto. E nel tutto si configura la qualità di questo spettacolo che segna una data importante non solo nello studio e nell’interpretazione della musica vivaldiana ma nella novità e scientificità della messa in scena come storia del teatro e della sua evoluzione.

Altrettanto importante è stata la partecipazione del pubblico che anche se non era scontato ha mostrato una maturità notevolissima. E a proposito, ecco a breve distanza l’esecuzione all’Abbado del Concerto italiano diretto da Rinaldo Alessandrini. Un complesso noto in tutto il mondo famoso per la rinascita della musica antica. Dieci elementi che in una vertiginosa sequenza hanno suonato L’estro armonico di Vivaldi con una tale perizia da provocare applausi a scena aperta alla fine di ogni concerto, intervallati al silenzio partecipe durante l’esecuzione tanto da lasciare entusiasta anche chi non è uso a far parlare solo il cuore. E quindi lunga vita a Ferrara città musicale.