Il nostro dialetto nel tempo e nella storia. Patrimonio da tutelare

In campo gli alunni della 1B della secondaria di primo grado Boiardo. Ecco il pezzo d’apertura con una mappa delle inflessioni nei paesi.

Il nostro dialetto nel tempo e nella storia. Patrimonio da tutelare

Il nostro dialetto nel tempo e nella storia. Patrimonio da tutelare

Scendono in campo gli alunni della 1B della scuola secondaria di primo grado Boiardo. I giovani reporter, che sono seguiti dalla professoressa Isabella Dallapiccola, si sono cimentati con le nostre tradizione, mettendo in luce il valore del dialetto. Andiamo a leggere.

Un patrimonio da preservare

Il dialetto nel tempo

e nella storia

“Al nòstar bel dialèt”, “Nuovo vocabolario storico-etimologico del dialetto ferrarese”, “Grammatica comparata del dialetto ferrarese” sono solo alcune delle numerosissime pubblicazioni che riguardano il nostro dialetto. Nel territorio dei 18 comuni della provincia di Ferrara la parlata non è ovviamente uniforme, nel senso che le intonazioni presentano differenze, piccole o grandi. I distretti nei quali si colgono elementi di maggiore rilevanza sono il portuense-marrarese, il copparese (col basso ferrarese), l’alto ferrarese e il cittadino (dentro la cinta muraria di Ferrara, parlato ormai quasi solo dalla popolazione superiore ai 50 anni). Il dialetto di Comacchio ha peculiarità originali per cui viene riconosciuto dai linguisti come un dialetto a sé stante. Quello ferrarese, tra quelli emiliani, è il meno aspro. Una delle sue caratteristiche è la particolare pronuncia della consonante Z, pronunciata ponendo la lingua in corrispondenza dei denti. Altra caratteristica particolare ed unica del ferrarese è la pronuncia della L. In passato, nelle campagne nelle sere d’estate, c’era la tradizione di incontrarsi nei cortili dove ognuno si portava la propria sedia da casa, e ci si raccontavano storie e dove ognuno diceva la sua ovviamente tutto rigorosamente in dialetto. In inverno invece, ci si ritrovava nelle stalle perché lì si stava al caldo, riscaldati dai fiati degli animali. Qui gli anziani raccontavano ai bambini le storie della tradizione. Con la scolarizzazione di massa l’uso della lingua italiana, sia scritta sia parlata, si è ampiamente diffusa su tutta popolazione. Questo importante risultato, specie per quanto riguarda le nuove generazioni, è avvenuto a scapito delle varie parlate locali, oggi sempre meno conosciute.

Sono così molti i vocaboli di ieri di cui si rischia di perdere traccia. Secondo l’Unesco, entro la fine di questo secolo spariranno oltre la metà delle seimila lingue parlate oggi nel mondo e con loro storie, modi di vivere, di pensare e di percepire il mondo. L’omologazione linguistica è uno degli effetti più visibili di un processo che sta lentamente cancellando culture e tradizioni millenarie. Il dialetto diventa, di conseguenza, la chiave per riprendere possesso delle proprie radici. Mentre in altre città il dialetto era usato normalmente da nobili e popolani (a Venezia addirittura il veneto era la lingua ufficiale della Repubblica), a Ferrara la nobiltà spregiava quello che Messisbugo definisce “vernacolo”, cioè il linguaggio della servitù di cucina, la verna appunto.

I cronisti della 1B

scuola Boiardo