In aula la ricostruzione dei Ris "Sangue sulle scarpe arancioni"

Gli esperti dell’Arma davanti alla corte d’Assise. Sotto la lente le calzature trovate in una scatola in garage. Focus sul lavandino del bagno: "Trovata una traccia ematica con un’impronta riconducibile a Saveri"

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di Federico Malavasi

Impronte e tracce biologiche sul pavimento della cucina, nel lavandino del bagno, sotto il tappetino all’ingresso e sulla suola di una scarpa. Una mappa di segni ‘invisibili’ per ricostruire i contorni del delitto di Rossella Placati. Ieri mattina, davanti alla corte d’Assise, è stata la volta degli esperti del Ris. È toccato ai carabinieri ‘scientifici’ dettagliare la natura dei reperti individuati durante le analisi nell’abitazione di Bondeno in cui, il 22 febbraio del 2021, l’operaia 51enne è stata trovata senza vita. Per l’omicidio di Rossella è a processo Doriano Saveri, 47 anni, artigiano e compagno della vittima (assistito dagli avvocati Alessandra Palma e Pasquale Longobucco). Il primo a prendere la parola è stato il maggiore del Ris Christian Faccinetto. Incalzato dalle domande del pubblico ministero Stefano Longhi, il militare ha spiegato le metodologie utilizzate per i test per poi illustrare quanto riscontrato. Gli elementi ritenuti più significative sono una traccia ematica a patrimonio genetico misto con un’impronta dattiloscopica riconducibile a Saveri trovata nel lavandino del bagno, quattro tracce biologiche di cui una con profilo genetico forse riconducibile a quello della vittima sotto il tappetino all’ingresso e alcune tracce sul pavimento della cucina. Il discorso si è soffermato poi sulle scarpe Converse arancioni e bianche che Saveri indossava il giorno prima del ritrovamento del corpo di Rossella e che verranno in seguito trovate dai carabinieri in una scatola nel garage e sequestrate.

Faccinetto ha evidenziato come siano emersi elementi misti sia su una suola che all’interno di una delle scarpe. In particolare, i Ris hanno rilevato una traccia ematica sulla suola della scarpa destra e una traccia non ematica, ma organica nella parte interna della stessa calzatura. Altri elementi sono infine stati individuati sul termosifone (con Dna sia di Placati che di Saveri) e su braccio e palmo della mano destra dell’imputato (anche in questo caso con materiale genetico di entrambi). La traccia sul pavimento della cucina, ha specificato il carabiniere, rileverebbe infine una componente che si distingue da imputato e vittima e sarebbe dunque riconducibile a un terzo soggetto. È infine emerso come al Luminol non siano stati rilevati segni di pulizia. Sulla traccia ematica evidenziata nel lavandino del bagno si è soffermato il sottufficiale del Ris Alessandro Dessì, che sarà ascoltato anche nella prossima udienza per approfondire la sua deposizione. Il punto è capire se quel sangue possa essere una macchia ‘da trasporto’, cioè appartenente alla vittima e portato lì dallle mani di Saveri. Un aspetto messo in dubbio da Pasquale Linarello, ex Ris e consulente della difesa. L’esperto ha specificato come quella della macchia ‘da trasporto’ sia solo un’ipotesi, e che il sangue avrebbe potuto essere già lì. Non solo. In sede di interrogatorio, Saveri aveva detto di avere toccato il cadavere di Rossella e questo potrebbe rappresentare un’altra plausibile spiegazione per quella traccia. Riguardo alle scarpe arancioni, Linarello ha evidenziato l’assenza di imbrattamento sui lati e sulla parte superiore. In generale, il consulente della difesa ha concluso come sia impossibile datare il Dna e come, in presenza di tracce miste, non si possa attribuire con assoluta certezza a qualcuno il materiale repertato. Il caso tornerà in aula il 9 giugno per ascoltare altri testimoni.