"La grande svolta: creare energia elettrica"

Ingegnere lavora alla costruzione del più grande reattore a fusione nucleare del mondo a Cadarache (Francia). L’obiettivo del progetto

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Italo Ricapito, 57 anni nato a Ferrara, ingegnere nucleare, sta lavorando alla costruzione del più grande reattore a fusione nucleare del mondo a Cadarache, nel sud della Francia, per il progetto Iter, ‘International Thermonuclear Experimental Reactor’. Una laurea in ingnegneria nucleare al Politecnico di Milano, il dottorato di ricerca, il lavoro a Ispra nel centro di ricerca della Commissione Europea, poi in Enea e l’approdo, nel 2008, a Fusion for Energy, l’agenzia della Commissione Europea che contribuisce alla realizzazione del reattore a fusione Iter.

Cos’è Iter?

"Iter è un grande progetto scientifico internazionale. Ed è forse anche il progetto di ricerca internazionale più complesso di tutti i tempi. Mette insieme sette partner di tutto il mondo: l’Unione Europea, la Cina, la Corea del Sud, il Giappone, gli Stati Uniti, l’India e la Russia. Pur se in continuo sviluppo, il cantiere di Iter a Cadarache è già oggi impressionante".

In che cosa consiste?

"Nella realizzazione del primo grande impianto a fusione nucleare nel mondo. Una volta disponibile, Iter dovrà dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica dell’uso dei principi della fusione nucleare per la generazione di energia elettrica su larga scala. Non genererà direttamente energia elettrica ma farà esperimenti per dimostrare che la fusione può generarla".

Il progetto unisce sette partner

"Ciascuno deve progettare, costruire e inviare diversi componenti che poi verranno assemblati nel cantiere. L’Unione Europea ha il compito più difficile: deve produrre, attraverso un proprio budget, componenti per il 44% del costo totale del progetto. Ogni partner ha creato una propria "agenzia" per coordinare le attività di progettazione e costruzione dei "propri" componenti, implementando il proprio budget. Per Ue l’agenzia è "Fusion for Energy, per la quale lavoro"

La guerra in Ucraina ha cambiato qualcosa?

"No, almeno per ora. Iter è stato preparato in molti anni di negoziazione internazionale ed è un progetto stabile"

Qual è il suo ruolo?

"Sono il coordinatore tecnico della progettazione e costruzione di un componente, il "Test Blanket System", che, messo in Iter, servirà a dimostrare che la potenza nucleare generata dalle reazioni di fusione puó essere trasformata in potenza termica e, quindi, elettrica".

Quando sarà completato?

"Nel 2028. Si tratta di realizzare ed assemblare componenti complessi e mai progettati prima. Se Iter funzionerà, le prospettive future per l’approviginamento energetico cambieranno in modo sostanziale. Un reattore a fusione nucleare, a parità di energia prodotta, genera meno scorie radioattive ed è piú sicuro di un reattore a fissione. Pero’ e’ più difficile da realizzare".

Cosa significa per lei tutto questo?

"Una grande esperienza professionale, in un ambiente internazionale con diverse centinaia di colleghi da tutto il mondo. Vengo da un Paese, l’Italia, che il nucleare l’ha bandito ma ci sono tanti Italiani che confermano competenze e serietà. Poco dopo Iter, se tutto andrà bene, sarà disponibile energia elettrica da fusione nucleare con un impatto ambientale benigno. Una grande svolta per il futuro".

Il suo rapporto con Ferrara?

"Sono nato a Ferrara e vissuto per un pó a Copparo perché mio padre, originario della provincia di Bari, si era laureato in Medicina e poi specializzato in Cardiologia a Ferrara. Quando avevo due anni ci trasferimmo a Clusone (Bergamo). Sono legato a Ferrara attraverso i ricordi dei miei genitori. A volte ci torno. La mia famiglia vive a Vignola (Modena)".

Claudia Fortini