ALBERTO LAZZARINI
Cronaca

Le imprese alto-ferraresi resistono al Covid Avanti con gli investimenti e svolta digitale

I dati di una ricerca realizzata dalla nostra Università nel triangolo industriale incuneato tra le province di Ferrara, Modena e Bologna

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di Alberto Lazzarini

Dati alla mano, il covid ha causato gravi danni economici ma le nostre piccole e medie imprese non solo resistono ma sono in grado di reagire, e con prontezza. Lo attesta un’interessante e ben strutturata ricerca realizzata ottobre 2020 e febbraio 2021 da Università di Ferrara, Centoform, VZ19, PhormaMentis, patrocinata dai comuni su cui la rilevazione è stata condotta (Cento, Terre del Reno, Pieve di Cento, Castello d’Argile, Bentivoglio, Sala Bolognese, Crevalcore, San Pietro in Casale, San Giovanni in Persiceto e Finale Emilia). E’ un territorio, dunque, a cavallo tra la nostra provincia e quelle di Bologna e Modena, omogeneo, molto attivo, votato alla manifattura. I risultati della ricerca (un campione di 130 aziende) e le prime, significative riflessioni che ha prodotto sono stati oggetto di una vivace videoconferenza che si è svolta ieri mattina, coordinata da Chiara Pancaldi, direttrice di Centoform. Anzitutto i dati, presentati da Giovanni Masino, vice direttore del Dipartimento di Economia e Management di Unife: la percezione dell’emergenza covid sulle imprese denota un impatto largamente negativo soprattutto nel rapporto con i clienti e nell’organizzazione del lavoro. Il rovescio positivo della medaglia è però dato dalla previsione sui mesi prossimi, decisamente migliore per oltre un terzo degli intervistati. "Scendendo nello specifico, la ricaduta economico-finanziaria - ha osservato Greta Cestari, sempre di Unife - sarà invariata o registrerà una ripresa per il 54% delle imprese". Nella situazione data è giudicato un risultato particolarmente significativo. Si tratta di aziende che hanno adottato misure positive, efficaci, in risposta alla pandemia. Un terzo delle imprese, tuttavia, prevede un calo superiore al 10%, dunque una crisi strutturale. Anche il fatturato è dato prevalente in crescita e, importante, in parte generato da prodotti e servizi nuovi. Sui costi le opinioni si diversificano ma prevalgono i timori, come per l’occupazione meno qualificata.

Quanto ai risultati economici l’80% ritiene di poter assorbire, in riferimento al 2020, gli effetti della pandemia e per quest’anno meno del 7% prevede risultati negativi. Significativo il dato degli investimenti: non si ridurranno e saranno indirizzati a digitalizzazione e innovazioni produttive. Inoltre, ha sottolineato Nicolò Barbieri, il 17% delle imprese inizia ad innovare. E’ un quadro complesso, dunque, ma anche "Un’occasione unica per attuare una nuova politica industriale", ha affermato l’assessore allo sviluppo economico della Regione Vincenzo Colla che ha anche ricordato l’obiettivo dell’ente volto a "cambiare la cultura delle competenze, governare la tecnologia e creare un ceto medio capace di gestire il cambiamento garantendo la tenuta sociale".

Il tutto per rafforzare economia e sostenibilità e con il sostegno dell’Europa. Fondamentale, in questo quadro, il ruolo della formazione, come ha ribadito Stefano Maccaferri (Centoform) ma anche la necessità, per le Pmi, secondo Sergio Maccagnani di Invitalia, di ricorrere a maggiori risorse pubbliche. Giampaolo Rimondi (Vz19) ha infine ricordato l’importanza del ruolo degli incubatori.