L’omicidio di Willy. Quella lettera anonima e l’appello della Procura: "Chi la scrisse, ora parli"

Fu spedita al fratello della vittima nel 2015 e il Carlino la divulgò. Nel testo nomi e luoghi precisi. Si parlava di un uomo poi indagato. Indagini capillari ma vane, con 229 testimoni e 205mila intercettazioni.

L’omicidio di Willy. Quella lettera anonima e l’appello della Procura: "Chi la scrisse, ora parli"

L’omicidio di Willy. Quella lettera anonima e l’appello della Procura: "Chi la scrisse, ora parli"

Una lettera anonima, agli atti dell’inchiesta da ben nove anni che cerca ancora il suo autore. Colui che potrebbe "fare emergere la verità" sul brutale assassinio di Vilfrido Willy Branchi ancora senza responsabili. Diciotto anni, trovato nudo e senza vita, con il volto tumefatto all’alba del 30 settembre 1988 lungo l’argine del Po a Goro, nemmeno quattromila anime che vivono al confine tra Emilia e Veneto. Procura e carabinieri, che stancamente continuano a indagare ormai da 10 anni senza un epilogo, ora lanciano un appello: "Manca un tassello – così una nota – per poter chiudere il cerchio". E il tassello è proprio l’autore di quello scritto, "che si è dimostrato essere una vera fonte di informazioni, tutte dettagliatamente riscontrate": due pagine griffate a mano, lasciate in una busta chiusa nella buchetta di casa Branchi il 28 ottobre 2015 e trovate da Luca, fratello di Willy. "Missiva – scrivemmo l’indomani proprio sul Carlino – con nomi e luoghi precisi. ll mittente sembra molto deciso, sicuro di ogni parola che va raccontando, convinto di dare una chiave di volta dell’omicidio. Verità? Invenzione? Un mitomane?".

Un nome in particolare fu fatto e che avrebbe avuto un ruolo principale nell’assassinio, già conosciuto dalle forze dell’ordine dell’epoca perché soggetto pericoloso per risse e botte, e che dormiva su una barca da pescatore. La carta però non venne esaminata così a fondo e nella sua interezza, l’uomo ’accusato’ venne sì identificato ma mai sentito o chiamato dalle forze dell’ordine. Non è tutto. Perché oltre a lui emersero altri particolari sconosciuti in quel testo, soprattutto un luogo: Oca Marina, paesino veneto a una dozzina di chilometri da Goro, dove il giovane Vilfrido potrebbe essere stato attirato in passato. Qui, e non solo qui, uno dei posti scelti da un giro di pedofili che – elemento accertato negli anni – richiamava ragazzini deboli per squallidi festini in cambio di regalie e qualche soldo.

Solo un paio d’anni fa quel nome riferito dall’anonimo è finito sul registro degli indagati e, insieme a due fratelli di Goro, anche loro mai sentiti da pm e Arma, risponde di omicidio, mentre altri otto a vario titolo sono accusati di falso e calunnia. Ma è proprio attorno all’individuo della barca che il fascicolo, nell’ultimo periodo, ha puntato forte l’attenzione. Sulla lettera anonima (inutilizzabile proceduralmente), definita solo oggi "nuova, importantissima, pista investigativa", dicono carabinieri e Procura: "Nonostante tutti gli sforzi profusi, non è stato possibile identificare l’autore dello scritto. I successivi impegni investigativi sono stati dedicati al puntuale accertamento delle indicazioni provenienti dal contenuto della missiva, una vera fonte di informazioni, tutte dettagliatamente riscontrate". Manca però "ancora un tassello per poter chiudere il cerchio". Lo scrivente che tanto saprebbe su quella maledetta notte di 35 anni fa. Di qui l’appello che si faccia avanti, dopo 229 testimoni ascoltati e 205.000 conversazioni intercettate, in un clima di vergognosa omertà. Nove anni dopo.