Luciano Bratti, icona fra politica e sport "A bordo campo contava più dei campioni"

Partigiano, consigliere comunale Pci e per decenni presidente provinciale Fipav, si è spento ieri all’età di 92 anni. Per gli amici d’infanzia era il ’sindaco’ di Borgo San Luca, per generazioni di atleti e dirigenti un punto di riferimento

di Stefano Lolli

"Stavo andando in Castello, ma in via Coperta incontrai tre tedeschi che mi puntarono il mitra sul petto. Mi sentii perduto, ma da una finestra tre ragazze iniziarono a gridare, e mi lasciarono andare". Era la vigilia della liberazione di Ferrara, e il giovane partigiano Luciano Bratti riuscì così non solo a scampare alla morte, ma anche a raggiungere la postazione assegnatagli, di vedetta in Castello, "con una mitragliatrice che non sapevo neppure cosa fosse, e con la quale non tirai un colpo, anche perché l’indomani le truppe alleate entrarono in città". Raccontava così la propria esperienza di partigiano e antifascista, Luciano Bratti, scomparso ieri mattina all’età di 92 anni.

Icona della politica e dello sport, un volto popolarissimo sulla scena pubblica dagli anni ’50. Quando, giovane componente della federazione del Pci, entrò da consigliere comunale nell’assemblea civica guidata dalla ’sindaca’ Luisa Balboni. Intelligenza profonda, battuta pronta, avrebbe potuto fare la carriera toccata al figlio Sandro (assessore, poi parlamentare e oggi direttore generale dell’Ispra, l’agenzia nazionale dell’ambiente); ma come poi nello sport, alla ’carriera’ ha sempre preferito il ruolo, di sostanza, nella dimensione locale. Luciano Bratti era figlio del Borgo San Luca, il quartiere "capace di dare i natali a quattro senatori e a mitici ladri di portafoglio – l’immagine efficace è dell’amico Franco Bottoni –, e Luciano era una delle anime di quella zona in cui l’antifascismo si mescolava alla solidarietà più genuina". Un quartiere in cui "se avevi il mal di stomaco, lo avvertiva anche il tuo vicino", raccontava Bratti. Con quella tempra genuina, aveva fatto prima l’apprendista di un odontotecnico (e andando in laboratorio vide i morti dell’eccidio del Castello), poi il vigile urbano, quindi il segretario dell’assessore all’Urbanistica del tempo. Sempre ritagliandosi un ruolo tanto defilato quanto determinante nella vita politica. Ma la sua popolarità si deve soprattutto allo sport, e soprattutto alla pallavolo. Sport vissuto sul campo da entrambi i figli: Claudio e appunto Sandro. Negli anni ’70 era iniziata la sua carriera alla 4 Torri, anche grazie all’amicizia con un altro mito del tempo, padre John Caneparo, il gesuita capace di passare dai dialoghi sulla fede e culturali a Casa Cini ai playground di volley e basket. Poi, dagli anni ’80, l’approdo alla Fipav, di cui era stato addirittura il fondatore della sezione provinciale. Con il suo istintivo carisma, il sorriso e la tenacia, aveva coagulato le varie società facendo crescere tutto il movimento. Un esempio ben oltre i confini provinciali; ma Luciano Bratti ha sempre respinto le lusinghe di chi l’avrebbe voluto inserito nei quadri della federazione nazionale. La Fipav ferrarese, come disse cinque anni ad Alessandro Fortini al momento del passaggio delle consegne, era la sua "bambina", da curare ogni giorno con l’amore riservato ai figli, alla moglie Fosca, e ai nipoti. I riconoscimenti non erano comunque mancati; su tutti, dopo l’invito della Fipav nazionale a far parte della delegazione italiana alle Olimpiadi di Sidney nel 2000, la Stella d’Oro del Coni, suggello ideale di un’attività preziosa soprattutto per migliaia di giovani.

Ma Bratti era sempre rimasto il ’sindaco’ di Borgo San Luca; il ragazzo capace di salire su un campanile assieme a Florestano Vancini – in seguito celebre regista – per tirare colpi di moschetto ai carrarmati tedeschi. Amico di una vita di Giorgio Franceschini, tra i primi parlamentari della Dc e padre dell’attuale ministro della Cultura Dario. Ma più di tutto, uomo che a bordo campo sapeva gioire dei successi e consolare delle sconfitte, senza mai abbandonarsi alla faziosità. Nello sport, e nella politica. I funerali si terranno venerdì, dalle 15.30, nella Sala del Commiato della Certosa.