Massacrata nella sua abitazione In aula gli esperti del Ris di Parma

Omicidio Placati, nella prossima udienza del processo a Saveri la deposizione degli esperti dell’Arma. In elenco anche i detenuti che sostengono di avere informazioni importanti per la ricostruzione

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di Cristina Rufini

Per fare piena luce su che cosa è accaduto nell’appartamento di Borgo San Giovanni, dove lunedì 22 febbraio del 2021 è stato trovato il corpo massacrato di Rossella Placati, 51 anni da compiere, si tornerà in aula il 26 maggio prossimo, quando al banco dei testimoni si siederanno i carabinieri del Ris di Parma. Saranno gli esperti del Reparto investigazioni scientifiche a dover illustrare alla Corte di Assise di Ferrara, presieduta dal giudice Piera Tassoni, quali tracce sono state trovate a carico dell’imputato Doriano Saveri, l’artigiano di 47 anni ed ex compagno accusato dell’efferato delitto. Al termine di un anno di indagini, la procura di Ferrara ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Saveri per omicidio volontario aggravato.

Secondo il pm Stefano Longhi, che ha coordinato le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Ferrara, nella notte tra domenica 21 e lunedì 22 è stato Saveri a colpire la povera Rossella con quattro fendenti al petto e poi a finirla con uno o più colpi alla testa con un oggetto mai recuperato. Che le ha sfondato il cranio. Poi, sempre secondo quanto già in parte ricostruito in aula, sarebbe rimasto in casa, con il cadavere della sua compagna distesto nell’antibagno al primo piano. Intorno alle 6 del lunedì mattina ha scattato foto di alcune tracce di sangue sul muro e alla sua maglietta forata. Questo quanto emerso nel corso dell’ultima udienza del processo, martedì scorso, quando il luogotenente Davide Bruni del Nucleo investigativo ha ripercorso e spiegato i passaggi salienti delle indagini. Raccontando la storia tra Rossella e Doriano, la degenerazione e i giorni precedenti il delitto: dall’inizio di febbraio quando lei gli fa capire che deve trovarsi un altro alloggio. Tutto ricostruito in aula anche grazie a quanto vittima e imputato si sono detti e scritti in messaggi whatsapp, durante il periodo trascorso insieme e negli ultimi giorni, quando i toni sono saliti, e le parole scambiate sono diventate. Lui che poi cerca di riconquistarla fino al giorno precedente la morte di Rossella e lei che non cede. Gli permette di dormire in casa, ma la storia per la cinquantenne era finita senza appello. "Non mi va di parlare – le dice lei l’8 febbraio – ognuno vada per la sua strada, da adulti". Non è andata così.

La vita di Rossella si è interrotta pochi giorni dopo. Gli esperti del Ris sono chiamati a illustrare che cosa hanno recuperato sulla scena del delitto. Chi oltre la vittima e l’imputato può aver lasciato tracce. Se altri sono entrati. E che cosa c’è sul paio di scarpe trovate in cantina quelle che Saveri ha indossato fino alla domenica sera, per poi cambiarsele prima di andare dai carabinieri, pare. Scarpe che sono state sequestrate dai carabinieri durante i sopralluoghi nell’appartamento dove la cinquantunenne è stata uccisa. Indossate sicuramente fino al prelievo bancomat fatto una manciata di minuti dopo le 19, prima di rincasare, considerando che la telecamere posta vicino allo sportello automatico dell’ufficio postale di Bondeno, lo ha ripreso chiaramente. E il pubblico ministero Longhi anche in questo occasione ha sottolineato le calzature indossate. In calendario per le prossime udienze del processo infine le deposizioni di due detenuti del carcere dell’Arginone, che hanno raccontato di avere notizie importanti sul delitto, che sarebbero state raccontate loro proprio da Saveri, quando era ancora recluso nella casa circondariale di via Arginone, nella loro stessa sezione. Dalle loro dichiarazioni, prima della chiusura delle indagini, scattarono le ricerche dell’arma del delitto nel cavo Napoleonico.