REDAZIONE FERRARA

’Ndrangheta, la maxi operazione. In manette una commercialista

E’ una commercialista 31enne, Mariafrancesca Talarico, la donna arrestata dalla polizia di Stato nell’ambito della maxi inchiesta anti ‘Ndrangheta che...

E’ una commercialista 31enne, Mariafrancesca Talarico, la donna arrestata dalla polizia di Stato nell’ambito della maxi inchiesta anti ‘Ndrangheta che...

E’ una commercialista 31enne, Mariafrancesca Talarico, la donna arrestata dalla polizia di Stato nell’ambito della maxi inchiesta anti ‘Ndrangheta che...

E’ una commercialista 31enne, Mariafrancesca Talarico, la donna arrestata dalla polizia di Stato nell’ambito della maxi inchiesta anti ‘Ndrangheta che ha visto finire nel mirino la ‘ndrina Greco di Cariati, in provincia di Cosenza. L’operazione Boreas, con l’esecuzione di venti misure cautelari, ha lambito anche il nostro territorio. La donna, originaria di Cariati e da qualche tempo trapiantata in città, è stata rintracciata martedì dagli uomini della squadra mobile e messa agli arresti domiciliari. A quanto si apprende, la professionista si era trasferita a Ferrara dove aveva trovato lavoro in una scuola. Talarico è accusata (insieme ad altri tra cui Giorgio Greco, ritenuto al vertice della cosca cariatese) di aver contribuito, in qualità di commercialista, all’intestazione a prestanome del Lido Mojito, uno stabilimento balneare della costa jonica in realtà di proprietà del presunto capocosca. Secondo gli inquirenti della Dda la donna, insieme al padre Ettore, anch’egli commercialista, su indicazione dello stesso Greco avrebbe predisposto e, in un caso, falsificato la documentazione inerente la titolarità del Lido. Il risultato sarebbe stato dunque l’intestazione fittizia dello stabilimento al prestanome scelto dal capo clan. Le accuse, formulate a vario titolo, sono di trasferimento fraudolento di valori e falso, aggravati dall’averlo fatto in quanto membri della ‘Ndrangheta o per agevolare l’attività della cosca. A lei e agli altri tre professionisti finiti nell’inchiesta, non è contestato il reato associativo.

Il potere della ‘ndrina si estendeva dalla Sibaritide fino alla Germania, dove gli inquirenti ne hanno riscontrato una presenza radicata soprattutto nella zona di Stoccarda. Le accuse parlano di danneggiamenti, estorsioni (sia in Italia che ai danni di propri compaesani all’estero) e pestaggi. La ‘ndrina dei Greco avrebbe esportato in Germania le stesse attività e gli stessi business che esercitava in Calabria, grazie anche alla sua capacità di muoversi con estrema rapidità tra la Calabria e l’estero, tanto è vero che uno degli arrestati nell’operazione è stato bloccato in Germania dopo essere stato seguito nel suo viaggio dal sud Italia. In Germania, secondo la Dda, la ‘ndrina riproduceva quindi il metodo mafioso ‘classico’, con estorsioni a tappeto anche nei confronti dei cariatesi trapiantati in terra tedesca con le loro attività economiche, ai quali imponeva la fornitura dei prodotti alimentari provenienti dalla Calabria. Non mancavano poi, all’estero come a casa nostra, i danneggiamenti, le intimidazioni e i pestaggi con le vittime che, a parte qualche eccezione, si guardavano bene dal denunciare.

Federico Malavasi