Omicidio Willy Branchi. L’idea della famiglia: buche delle lettere per raccogliere soffiate

Il diciottenne fu ucciso a Goro nel 1988: a oggi non c’è un colpevole. L’inchiesta riaperta nel 2014 verte anche sullo scritto di un anonimo. Tre persone sono indagate per il delitto. "Ma manca ancora un tassello".

Omicidio Willy Branchi. L’idea della famiglia:  buche delle lettere per raccogliere soffiate

Omicidio Willy Branchi. L’idea della famiglia: buche delle lettere per raccogliere soffiate

Quante volte avete sentito l’appello "chi sa parli" nel tentativo di arrivare alla verità sull’omicidio irrisolto di Willy Branchi, il diciottenne ucciso nel 1988 a Goro, striscia al confine tra basso ferrarese e basso Veneto? Tante, troppe. Ma il muro vergognoso di omertà e menzogna per tenere ben sigillato il barbaro massacro, fin qui, 36 anni più tardi, regge ancora. E dunque? Dunque la famiglia Branchi e il suo avvocato, Simone Bianchi, mica si arrendono. Lo dicono le parole del fratello di Vilfrido Luciano Branchi, Luca, barba lunga e t-shirt a mostrare i tatuaggi con il nome del fratello e quello dato a suo figlio. Lo stesso, Willy. "Parlo da gorese – attacca –. Io e la mia famiglia meritiamo di sapere cosa è successo. E anche la comunità di Goro starebbe meglio alla fine di questo incubo". Come fare? L’ultimo, e forse davvero decisivo, tentativo sta tutto in quattro buchette delle lettere. Sì, avete letto bene. Buche postali con appiccicata la faccia di Willy e posizionate in quattro diversi luoghi, tutti legati in qualche modo con la vicenda. La prima a Goro, in piazzale Leo Scarpa, a un passo dal porto. La seconda in piazza San Rocco, nella frazione di Oca Marina (Rovigo). La terza e la quarta sono ai margini della pineta che unisce Lido di Volano e Lido delle Nazioni. "Punti – spiega l’investigatore privato, Davide Tuzzi – nei quali sappiamo ci potrebbero essere persone disponibili a dare informazioni".

CACCIA ALL’ANONIMO

Qui, anche in completo anonimato, si potranno consegnare informazioni utili alla famiglia per aiutare gli inquirenti a risolvere il caso. L’idea prende spunto dalla nota stampa inviata dai carabinieri a novembre, nella quale si parlava di una lettera anonima consegnata a Luca già nel 2015 che indicava un possibile autore dell’omicidio, fornendo alcuni elementi che hanno trovato riscontro nel corso delle indagini, riaperte nel 2014 dal pm Giuseppe Tittaferrante poi riprese dal collega Andrea Maggioni, e da allora mai interrotte. Un foglio A4 – 74 righe scritte in stampatello spalmate in due facciate piene da ambo le parti, piegate e messe in una busta affrancata e recapitata il 28 ottobre 2015 nella buchetta di casa Branchi – con dettagli ritenuti da chi indaga "fondamentali". E che si focalizza attorno alla figura di un sessantenne attualmente disoccupato, con una sfilza di precedenti, ritenuto molto pericoloso, e che, sempre a detta dello scrivente, all’epoca dormiva su una barca. Oltre al nome, compare anche un luogo: Oca Marina, frazione veneta a una dozzina di chilometri da Goro, dove il giovane Vilfrido potrebbe essere stato attirato in passato. Qui, e non solo, uno dei posti scelti da un giro di pedofili che – elemento accertato negli anni dall’inchiesta – richiamava ragazzini deboli per squallidi festini in cambio di regalie e qualche soldo. Un paio d’anni fa quel nome riferito dallo scrivente anonimo è finito sul registro degli indagati e, insieme a due fratelli e pescatori di Goro, risponde di omicidio, mentre altri otto a vario titolo sono accusati di falso e calunnia. Ma è proprio attorno all’individuo della barca che il fascicolo, nell’ultimo periodo, ha puntato forte l’attenzione. Sulla lettera anonima (inutilizzabile proceduralmente), definita "nuova, importantissima, pista investigativa", dicono carabinieri e Procura: "Nonostante tutti gli sforzi profusi, non è stato possibile identificare l’autore dello scritto. I successivi impegni investigativi sono stati dedicati al puntuale accertamento delle indicazioni provenienti dal contenuto della missiva, una vera fonte di informazioni, tutte dettagliatamente riscontrate". Manca però "ancora un tassello per poter chiudere il cerchio". Lo scrivente che tanto saprebbe su quell’ultima notte di Willy.

LE BUCHETTE

Ecco allora il tentativo delle buchette. "Mettete dentro – l’appello di Luca – ciò che volete, purché sia utile all’indagine. Questa è l’ennesima, forse ultima, possibilità per tutta la comunità di dimostrare da che parte sta: vuole bene alla famiglia Branchi e soprattutto a Willy, o vuole continuare a vivere nel torpore, nella menzogna, nell’omertà, restando per sempre marchiata come quella che ha volutamente nascondere i colpevoli dell’omicidio di un ragazzino? Ai miei concittadini la scelta, io ho molta fiducia in loro". Così l’avvocato Simone Bianchi: "L’autore della missiva del 2015 conosce particolari fondamentali. Chi ha scritto si faccia avanti, allo stesso modo lo faccia chiunque sia a conoscenza di elementi utili". L’ultima occasione per uscire dalla vergogna che va avanti da 36 anni.