Pesca, si torna in mare dopo quaranta giorni di stop

L’inattività ha pesato negativamente sul comparto: si ricomincia con quattro giorni alla settimana

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Tornano a gettare le reti in mare i pescherecci: domani finisce il fermo pesca di questo travagliato anno caratterizzato dall’emergenza Covid-19, che ha pesato negativamente anche sul comparto ittico. Dopo oltre 40 giorni di inattività le barche possono ricominciare a lavorare 4 giorni la settimana o scegliere di farne tre, sfruttando le 60 ore previste dalla ripresa dell’attività. Nulla è cambiato rispetto al 2019, trascorse le prime 10 settimane dal fine fermo, le ore destinate alla pesca diventano 72 da distribuire in 5 giorni. Il decreto ministeriale, ancora una volta, si prefigge di andare incontro alle esigenze delle imprese, lasciando loro l’opportunità di decidere se uscire soltanto quattro giornate invece di cinque. A beneficiare della diminuzione dell’attività è sicuramente l’habitat marino a cui il fermo contribuisce a dare l’opportuna tregua perché i pesci raggiungano maggiori pezzature. Trovare nella rete esemplari più grandi significa aumentare la produttività, soprattutto quella a cui è interessata la piccola pesca, praticata da imbarcazioni che non superano i 12 metri, lavorano principalmente con le reti da posta e hanno un impatto ambientale minore dei pescherecci di stazza superiore. L’autoregolamentazione del comparto, partita qualche anno fa come esperimento è ormai consolidata, ha suscitato il consenso di moltissime aziende, da anni alle prese con una flessione negativa del mercato. I problemi della pesca non sono diversi da quelli con cui si misurano gli altri settori dell’economia e, quest’anno, seppure l’esplodere della pandemia non ha imposto al settore un rigido look down, la richiesta di prodotto è diminuita per il crollo della domanda. Inoltre tra le preoccupazioni delle marinerie, vanno profilandosi quelle legate all’istituzione delle aree sic marine e del progetto di centrale eolica al largo del tratto di mare tra Rimini e Cattolica, che potrebbero limitare e restringere ancor di più il campo d’azione dell’attività dei pescatori del nostro distretto. Le pale in mezzo al mare destinate alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sono già al centro di numerose polemiche e delle preoccupazioni delle associazioni dei pescatori. La società Energia Wind 2020 ha presentato la richiesta di concessione demaniale e avviato la pratica di autorizzazione unica presso il Ministero delle Infrastrutture per realizzare il parco eolico. Si parla di 1 miliardo di euro di investimento e di turbine disseminate in mare tra i 12 e i 22 chilometri dalla costa.

mo. fo.