"Polo Chimico, stop al cracking da maggio Ora approvvigionamenti con le navi gasiere"

L’intervista al segretario della Uil, Massimo Zanirato: "Senza materia prima gli impianti si fermano. Dalla politica serve un pressing sul Mise"

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di Federico Di Bisceglie

"Per legge il cracking di Marghera, a giugno chiuderà. Ma, già dal 2 maggio, inizieranno le procedure per fermare lo stabilimento". Massimo Zanirato, segretario generale della Uil Ferrara, ha con se qualche appunto. Ma li guarda poco, ha tutto in mente. Specie ciò che lo preoccupa di più: "Tra Petrolchimico, Vm e Berco, se non arriveranno certezze circa le intenzioni delle aziende, rischieranno di perdere il lavoro migliaia di persone". A far tremare i polsi non sono solo i risvolti occupazionali, ma i riverberi socio-economici che questi scenari potrebbero generare su un territorio che già sconta diverse debolezze strutturali. Nella sua intervista al Carlino, il segretario della Uil mette in fila una serie di priorità a cui auspica che la politica presti orecchio.

Su Marghera, ormai siamo all’epilogo, par di capire.

"In ossequio alla legge, il cracking deve chiudere entro giugno. Mi è stato riferito da voci autorevoli che, le procedure per fermare l’impianto, inizieranno già dal due maggio prossimo. Il giorno dopo la festa dei lavoratori. Quasi una beffa".

Quali sono gli impianti che, per primi, pagheranno questa interruzione?

"A rischio, in particolare, è il 24esimo impianto (Basell), che produce propilene. Che, peraltro, è proprio lo stabilimento nel quale ho fatto il capoturno e nel quale mossi i primi passi da sindacalista. Nel 1989".

Rispetto alla media, i nostri impianti producono un quantitativo più basso di materiale. Ma più di qualità. Una qualità che, senza il cracking, rischia di scendere.

"Nel sito produttivo ci sono impianti che, in effetti, hanno una capacità produttiva di circa 140 mila tonnellate di polipropilene. Un quantitativo più basso rispetto alla media, ma di qualità elevatissima. Proprio per questo ’servono’ almeno tre asset strategici della nostra Regione: il biomedicale, il tessile e l’automotive".

Realisticamente, dunque, quali sono le possibilità di approvvigionamenti alternativi?

"Posto che salvare il cracking è puramente utopistico, le navi gasiere sono l’unica soluzione. Sebbene la qualità della materia prima sia più bassa. Ma, anche su questo, si può intervenire proprio grazie a strumenti che abbiamo all’intero del Petrolchimico. Anche sulle navi gasiere, tuttavia, il discorso è più ampio".

Ossia?

"Servono investimenti sulle banchine e sulle infrastrutture per rendere il più possibile efficace l’approvvigionamento. Ma, ancor prima di questo, occorre sciogliere un altro nodo fondamentale".

Il contratto tra Basell e Eni?

"Esattamente. Il contratto di fornitura che Basell ha stipulato con Eni, dura fino al 2024. Per il futuro, non si sa nulla. E, se manca la materia prima, gli impianti chiuderanno. Proprio a partire dal 24esimo".

La politica ha attivato un tavolo sulla Chimica al Mise. Il Comune ha convocato un tavolo con le aziende del sito. Insomma, qualcosa si sta muovendo.

"La politica, a tutti i livelli, dovrebbe fare pressing sul Mise per tentare in tutti i modi di invertire questa rotta. Purtroppo però, pare che dal Ministro Giorgetti non ci siano segnali incoraggianti. E il pressing sul Mise è necessario, tanto più che Eni è partecipata al 30% dallo Stato. L’intervento della politica, peraltro, dovrebbe valere per il Polo Chimico, così come per altre importantissime realtà produttive del territorio".

Vm e Berco.

"Berco, nonostante abbia il portafoglio di ordini pieno, produce in perdita a causa dei costi delle materie prime di cui si rifornisce in Russia e Ucraina. Perciò, i dipendenti si stanno facendo 13 settimana di cassa integrazione. Con prospettive non migliori per il futuro. Su Vm, la linea produttiva dei motori diesel (che impegna circa 700 lavoratori) chiuderà nel 2023. Ancora, non si sa che succederà per il futuro. Ed è gravissimo".