Riders Ferrara, sprint per le vie della città per consegnare i pasti da domicilio

Sono già quasi 50. Universitari, disoccupati, appassionati di ciclismo. "E’ dura, ma si guadagna bene"

Fabio e Amir, due ‘riders’ di Deliveroo, una delle compagnie di consegna pasti a domicilio

Fabio e Amir, due ‘riders’ di Deliveroo, una delle compagnie di consegna pasti a domicilio

Ferrara, 25 aprile 2019 - Un censimento ufficiale ancora non c’è, ma il gruppo conta già 40-50 componenti: molti con la casacca ufficiale, come quella di una ‘squadra corse’, altri che invece indossano abiti normali. Sono i riders, i ragazzi che consegnano pasti a domicilio: da non confondere, e sono loro i primi a chiederlo, con gli speedypizza, i fattorini motorizzati che da sempre battono le vie della città.

Il fenomeno, nuovo, ha preso corpo dall’autunno: in pratica, con il boom delle immatricolazioni all’Università. Perché i principali clienti sono proprio gli studenti, ma anche fra i riders ci sono iscritti all’ateneo, che hanno scoperto questo lavoro per pagare le spese di casa. «Io studio a Biotecnologie – esordisce Fabio, di Bolzano –, e indicativamente il 70-80% di chi fa questo lavoro è un universitario. Sei impegnato qualche ora al giorno; normalmente puoi scegliere, all’inizio della settimana, i giorni e le ore in cui vuoi prestare servizio, e tutto sommato si guadagna bene». Gli svantaggi sono logicamente la precarietà, purtroppo tipica per i giovani che lavorano a prestazione, e sicuramente le condizioni metereologiche che, di sera e specie d’inverno, rendono più faticoso pedalare.

«Anche per 70-80 chilometri, nei giorni di punta – aggiunge Marco, pronto a scattare con una consegna –: non c’è dubbio che ti fai una bella gamba, come dicono i ciclisti. Servendo più locali, poi sei sempre in frullo, ma grossi disservizi, da parte nostra, direi che non ce ne sono stati». Tra i riders (nel gruppone spuntano anche le prime ragazze) non c’è agonismo, anzi una sana forma di collaborazione: «Le consegne vengono distribuite direttamente dalle società cui i locali sono affiliati, non c’è discrezionalità – riprende Fabio –, perciò non ci facciamo assolutamente la guerra. Anzi, quando possibile, ci aiutiamo se qualcuno di noi ha un problema».

Un problema l’ha avuto senz’altro Amir Khan, trentenne rider professionista che, da Milano, ha scelto proprio Ferrara come sede di lavoro: «Qualche settimana fa mi hanno rubato la bicicletta, costava più di 2mila euro – racconta –, tanti ragazzi però mi hanno aiutato». Adesso, munito di una due ruote a pedalata assistita, è diventato una sorta di Nibali: «Lavoro tanto, diciamo che lavoro sempre – prosegue –, ma sono contento: ho scelto Ferrara perché le distanze sono più corte e il traffico meno caotico e pericoloso che a Milano, e riesco anche a fare tre consegne in un’ora. Tengo una mia statistica: da settembre ho già consegnati 2mila ordini, quasi 300 al mese».

Non mancano, peraltro, le consegne strane, e i clienti, per così dire, particolari: tra i più affezionati ci sono vari giocatori della Spal («Petagna chiama almeno un paio di volte la settimana, è simpatico e un gran signore», racconta Fabrizio), ma anche «donne che si presentano alla porta un po’ svestite – ride Fabio –: tranquilli, nessuna avance, diciamo che vogliono stare comode...». E i guadagni? C’è chi confessa che nei giorni migliori, pedalando a più non posso e contando su buone mance, si arriva anche a 100 euro.