"Sì al vaccino obbligatorio agli over 50 ma con tutti i tipi ammessi dall’Oms"

Il mondo agricolo si sta muovendo per evitare l’empasse in primavera. Cavalcoli (Confagricoltura) e Calderoni (Cia): "A molti stranieri iniettati sieri extra Ue, non riconosciuti in Italia: un problema serio"

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di Cristina Rufini

FERRARA

Non è ancora emergenza per il mondo agricolo, ma potrebbe diventarla da qui a pochi mesi, in primavera quando il lavoro nei campi riprenderà a ritmo serrato. Allora meglio pensarci per tempo ed evidenziare quello che potrebbe essere un ostacolo non indifferente in agricoltura: l’obbligo del vaccino per gli over 50 per i lavoratori stranieri.

"Intendo sottolineare che siamo favorevoli all’obbligo vaccinale – spiega il direttore di Confagricoltura Ferrara, Paolo Cavalcoli – qualsiasi soluzione attuata per contenere la pandemia è bene accetta, ma dobbiamo pensare che nel nostro settore il 35 per cento circa della forza lavoro è rappresentata da operai stranieri". Ed è su questo aspetto che arriva una richiesta chiara. "Oltre allo scetticismo di alcuni di loro a sottoporsi comunque alla vaccinazione, c’è anche l’aspetto relativo alla tipologia di siero: il Supergreen pass viene concesso dopo la somministrazione dei vaccini approvati dall’Unione europea, ma molti stranieri si sono sottoposti ad altre tipologie di siero e certo non hanno intenzione di farne un altro. Ecco questo può diventare un problema alla ripresa dell’attività lavorativa cui bisogna trovare una soluzione". Minori i problemi sull’eventuale introduzione del green pass nei mercati all’aperto. "Aspettiamo ancora le ultime disposizioni governative – conclude Cavalcoli – ma se dovesse essere, ci organizzeremo. Più importante risolvere l’aspetto della vaccinazione".

Sulla stessa linea di pensiero il presidente di Cia Ferrara, Stefano Calderoni. "Siamo da sempre favorevoli all’introduzione dell’obbligo vaccinale – sottolinea Calderoni – perché l’età media dei lavoratori italiani in agricoltura è piuttosto alta: gli over 50 sono circa il 3040 per cento, quindi l’introduzione dell’obbligo è un passo in avanti. Ma il problema reale è con gli stranieri che sono circa un terzo della forza lavoro in agricoltura: molti si sono vaccinati nei Paesi di origine, con sieri che non sono riconosciuti validi dall’Unione europea per ottenere il super green pass. Penso ad esempio alla Moldavia dove viene somministrato lo Sputnik o in Bosnia-Erzegovina dove viene iniettato il vaccino cinese. Ecco i lavoratori che dovessero sottoporsi a quei vaccini una volta rientrati in Italia per la stagione non sarebbero in grado di ottenere il green pass. Un problema da far capire a loro considerando che si tratta comunque di vaccini approvati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Bisogna muoversi per tempo per capire come risolverlo".

Da Coldiretti arriva la precisazione che "non è richiesto il green pass per fare acquisti di alimentari nei mercati contadini, in quanto servizi essenziali, come i supermercati, in quanto l’acquisto dei bene essenziali, come gli alimentari, non prevede la necessità di accedere con il green pass o supergreen pass. Cambiano invece le modalità di fruizione dei servizi offerti dagli agriturismi: da oggi i gestori delle strutture ricettive sono obbligati a controllare il green pass degli ospiti, sia italiani che stranieri".