di Mario Bovenzi Appare ad una svolta della strada, quando meno te lo aspetti nella campagna di Bondeno. Un gigante che con le sue pompe idrauliche, le chiuse, cuscinetti in grado di reggere 90 tonnellate sembra poggiare i piedi nel letto del fiume Po per irradiare l’acqua ad una fetta di pianura immensa, che tocca le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. Un’area tra le più produttive d’Europa sotto il profilo industriale ed agricolo. E’ il Canale Emiliano Romagnolo (Cer), una delle più importanti opere idrauliche italiane che assicura l’approvvigionamento idrico alle campagne, in parte alle abitazioni ed anche ad alcuni colossi dell’industria. Conosciuto come impianto di Palantone, sotto il sole rovente delle campagne di Salvatonica (frazione di Bondeno), quel colosso è in stato di preallarme ormai da giorni. Dirigenti e tecnici si alternano, gli occhi ai comandi in quella che è una vera e propria centrale, 24 ore su 24, con tre turni da due persone ciascuno. Avanti così da giorni, da quando la siccità è diventata un’emergenza che grava come un macigno sulle campagne, la terra simile in alcuni tratti ad un deserto. Sono preoccupati dell’orizzonte che hanno davanti Nicola Dalmonte, presidente del consorzio del Cer, e l’ingegner Marco Albano, responsabile dell’impianto del Palantone. Conoscono quella struttura come le loro tasche e non si nascondono quella che definiscono un’ipotesi estrema. "L’agricoltura vive delle acque del canale Emiliano Romagnolo – dicono –. Da alcuni giorni il livello del fiume si può definire stabile, ma in questo momento per noi è un sorvegliato molto speciale. Una scenario del genere in giugno non si era mai verificato, la speranza è che nei prossimi giorni venga a piovere ma questo deve avvenire per un po’ di tempo ed in modo costante. Solo così si potrà alzare il livello. Non possiamo infatti ...
© Riproduzione riservata