"Sono vaccinato in Francia, l’Italia mi multa"

Marani, direttore Istituto italiano di cultura di Parigi: "Ho fatto le 3 dosi ma al ministero della Salute non risulta, sanzione di 100 euro"

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di Mario Bovenzi

Avrà pensato, magari solo per un attimo, di essere davanti al più classico dei pesci d’aprile. Non era così. Il plico, nella buchetta delle lettere della sua casa di Tresigallo e aperto dalla madre, era fin troppo vero. Diego Marani, direttore dell’Istituto italiano di cultura di Parigi, aveva ricevuto la multa da cento euro che viene elevata a chi, compiuti i 50 anni, non è vaccinato oppure ha eseguito soltanto la prima dose. Quella sanzione che, secondo le intenzioni dello Stato, doveva andare a colpire gli over 50 no-vax. Peccato che Marani abbia invece fatto tutto il ciclo delle vaccinazioni. E sia in possesso di un green pass europeo. Un pesce d’aprile, allora? Assolutamente no, qualcosa di peggio. "La burocrazia italiana è tra i primi posti in Europa", dice Marani che ha già regolarizzato la sua posizione. Cosa è successo? Quello che sta avvenendo a tanti italiani che risiedono all’estero. Il ministero della Sanità o il sistema sanitario non ha fatto un controllo incrociato, non ha cioè verificato che si tratta di persone in regola che hanno eseguito la vaccinazione nel paese dove sono ospitati. "Bastava chiedermi di inviare il mio green pass – riprende –. Non mi sembra un’impresa impossibile". Marani ha chiamato il console ed è riuscito a chiarire la sua posizione. "Mi chiedo come avrebbe fatto un cittadino, magari un anziano vedendosi recapitare questa lettera minatoria del ministero che annuncia l’avvio di un procedimento sanzionatorio". Tempo massimo, 10 giorni per chiarire. Altrimenti 100 euro tondi. Beffa nella beffa. "I destinatari della lettera – sottolinea – spesso la ricevono ai loro indirizzi italiani, dove non vivono e quindi, non sapendone nulla, incorrono nella scadenza dei termini. I pochi che riescono a intercettare la mina vagante non possono trasmettere al ministero il pass straniero, perché il sistema italiano non lo riconosce. Irresistibile – la conclusione amara – la voglia di chiudere una volta per tutte con l’Italia cambiando assieme alla residenza pure il passaporto".