Spal, la rabbia del Mazza Cori e insulti: "Joe dov’è" Tensione in via Poledrelli

Nel post partita attimi di concitazione con l’avvicinamento delle tifoserie. Lancio di oggetti, parte una carica. Agente ferito. Le squadre escono scortate.

Spal, la rabbia del Mazza  Cori e insulti: "Joe dov’è"  Tensione in via Poledrelli

Spal, la rabbia del Mazza Cori e insulti: "Joe dov’è" Tensione in via Poledrelli

di Federico Malavasi

Sirene e cori. La colonna sonora di un pomeriggio che trasuda rabbia e frustrazione per un campionato iniziato male e finito nel peggiore dei modi. Il cuore di chi dagli spalti biancazzurri ha lottato e cantato fino all’ultimo si ferma di colpo al 74’. Il Parma segna. Sullo stadio Mazza scende il gelo. La fine per la Spal, a meno di un miracolo a cui nessuno crede più. Sul campo piovono fumogeni. Quelle coltri nere sembrano marcare l’inizio della discesa agli inferi della serie C. E per i tifosi della curva Ovest sono l’avvio di un pomeriggio di tensione e sdegno per un risultato paventato, ma che si sperava fino all’ultimo di scongiurare.

Corso Piave. Tre fischi, non si torna più indietro. I tifosi lasciano le gradinate. C’è chi se ne va masticando amaro, con poca voglia di commentare un risultato incommentabile. E c’è chi resta. La retrocessione non va giù, e c’è voglia di urlarlo alla squadra e – soprattutto – al presidente Joe Tacopina, principale bersaglio dei cori. Decine e decine di ultras si piazzano davanti al cancello a lato della curva ospiti, quello dal quale ci si aspetta che esca la squadra. Le braccia si alzano e le gole buttano fuori il furore rimasto dopo novanta minuti di tifo. "La Spal siamo noi" scandiscono le voci. "Questa curva non retrocede". Ma il vero protagonista è il patron. "Tacopina dov’è?" si chiedono retoricamente con un solo grido. Ma anche "Tacopina pezzo...". I minuti scorrono e la tensione sale. Tutti capiscono che la squadra non uscirà. Non lì, non in quel momento. Così, a un tratto, l’assembramento si scioglie e i tifosi si spostano.

Corso Isonzo. Un gruppo si fermerà all’angolo tra corso Isonzo e via Cassoli. Forse un buon punto per ‘accogliere’ l’uscita dei biancazzuri o dei tifosi del Parma. Ma anche qui, l’attesa è vana. Ancora cori e poi un altro spostamento, sempre seguiti a vista da un imponente servizio d’ordine con polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza in tenuta anti sommosa, con l’ausilio della polizia locale per governare la viabilità intorno a quella che, col passare dei minuti, diventa sempre più una zona rossa.

Via Poledrelli. La tensione accumulata esplode alle 17.15 tra via Poledrelli e corso Vittorio Veneto. Qui si registra l’unico episodio violento della giornata. Un gruppo di ultras raggiunge le barriere al di là delle quali si trova il parcheggio degli ospiti con i parmensi in attesa di partire. Le tifoserie iniziano a provocarsi. Il clima si riscalda. Inizia un lancio di oggetti, bottiglie e sassi da una parte e dall’altra. È necessario l’intervento delle forze dell’ordine che si interpongono tra i biancazzurri e le barriere, sulle quali fanno pressione i supporter gialloblù. Parte una carica. Il gruppo si disperde e nella concitazione un poliziotto rimane lievemente ferito alla testa.

Via Podgora. Un altro gruppo è fermo in via Podgora, angolo Isonzo. Davanti a loro un cordone di polizia, carabinieri e guardia di finanza. È la strada che dovranno percorre gli ospiti per lasciare la città. Squadra e sostenitori se ne vanno scortati dalle forze dell’ordine in tre diversi ‘cortei’. Al passaggio di pullman e auto, scambi reciproci di cori e sfottò. Nulla di più, lo schieramento di agenti e militari è granitico.

Ultimo atto. Mancano pochi minuti alle 18 quando il pullman della Spal lascia finalmente lo stadio. Nella zona rimangono ormai quasi solo steward e forze di polizia. Il mezzo entra all’interno del Mazza, carica squadra e staff e poi esce scortato. Il silenzio è quasi irreale. I cancelli si richiudono su un anniversario che, da ieri, non sarà più possibile ricordare allo stesso modo. Da ora in poi, nel calendario biancazzurro il 13 maggio sarà al contempo sinonimo di trionfo (la conquista della serie A nel 2017) e caduta (lo scivolone in C del 2023).

Le reazioni. Dalla fine della partita i social sono esplosi. Tra i tanti commenti c’è anche quello del sindaco Alan Fabbri. "Ci siamo aggrappati a un filo sottile fino all’ultimo momento, dando fiducia a una squadra che evidentemente non è riuscita a comprendere i grandi sacrifici fatti per arrivare fino alla prima serie – scrive –. Qualcuno dirà: ma sì, sindaco. È solo un gioco. Dietro questi colori c’è molto di più che una squadra di calcio: c’è tutta la nostra storia e le radici a cui siamo e saremo sempre orgogliosi di appartenere, anche nei momenti di difficoltà come quello di oggi. Una tifoseria del genere meritava molto di più".

Il bilancio. La giornata era da bollino rosso e si sapeva. La massiccia macchina della sicurezza era stata pianificata nei minimi dettagli e si è dimostrata all’altezza della prova. A parte i disordini di via Poledrelli e seppur segnato da sfoghi e animosità, il pomeriggio si conclude senza gravi conseguenze. Almeno dal punto di vista dell’ordine pubblico.