Sparatoria, Gregnanini si è arreso Morto dopo sei mesi di calvario

A giugno un lieve miglioramento, poi era stato riportato in Terapia intensiva in condizioni disperate. Il suo cuore si è fermato venerdì sera. Per Cazzanti ora l’accusa è di omicidio. Il legale: "Sono addolorato"

Migration

di Federico Malavasi

La fievole luce di speranza che si era accesa all’inizio dell’estate si è spenta dopo alcune settimane di lenta agonia. Roberto Gregnanini ha perso la sua battaglia più importante. L’impiegato comunale sessantenne rimasto gravemente ferito dai colpi di pistola esplosi dal collega Michele Cazzanti, 56 anni, è morto poco dopo le 18 di venerdì nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Cona. L’unico proiettile calibro 9 che quella maledetta mattina di marzo lo ha raggiunto all’addome non gli ha lasciato scampo. Il sottile filo che lo teneva attaccato alla vita, dopo una breve quanto effimera parentesi di miglioramento, si è spezzato definitivamente. La notizia della morte dell’impiegato si è diffusa rapidamente nei corridoi del municipio, tra i tanti colleghi e amici che dal 3 marzo erano rimasti con il fiato sospeso per le sorti di Roberto.

Sembrava un giovedì mattina come tanti. L’unica differenza era quell’uomo appostato all’angolo tra piazzetta Schiatti e via Boccaleone. In attesa da un’ora, chiuso nella giacca a vento e con in tasca una Glock carica. Ha aspettato fino a quando non ha visto arrivare il collega e ha tirato il grilletto. Otto colpi, di cui uno solo andato a segno. Il proiettile è sprofondato nell’addome del sessantenne, lasciandolo a terra in fin di vita. Cazzanti si è allontanato poco prima che piazzetta Schiatti si riempisse di carabinieri e soccorritori. Il 56enne è salito in macchina e ha guidato fino a Cremona, dove è stato fermato dopo una fuga di sette ore. In un primo momento ha riferito di aver subito persecuzioni da parte dei colleghi, soprattutto dalla sua futura vittima, indicando quegli episodi come il movente della sparatoria. Durante l’interrogatorio ha poi fornito spiegazioni confuse, convincendo così difesa e procura a chiedere una perizia psichiatrica, le cui conclusioni dovrebbero essere depositate a breve.

Per quanto riguarda Gregnanini, quel giovedì mattina segnò l’inizio di un calvario terminato nel più tragico dei modi. Dopo tre mesi di Terapia intensiva, era stato trasferito in Medicina riabilitativa. Una fiammella che si è spenta poco più tardi. Dopo un breve periodo di miglioramento, nel quale il sessantenne riuscì anche a parlare con i carabinieri e spiegare quello che era successo, la situazione è precipitata. Fu ritrasferito in Terapia intensiva, dove è rimasto fino agli ultimi istanti di vita. Con la morte di Gregnanini, il carico di contestazioni sulle spalle di Cazzanti è destinato ad appesantirsi. Da tentato omicidio, infatti, l’accusa passa a omicidio premeditato. "Sono molto addolorato" si è limitato a commentare l’avvocato Fabio Anselmo, difensore dell’indagato. Sul fronte investigativo ora si attendono le prossime mosse del pm Isabella Cavallari. La prima sarà l’autopsia, per la quale martedì si terrà il conferimento dell’incarico. Compiuto questo passo, le indagini sull’omicidio di piazzetta Schiatti dovrebbero avviarsi verso la conclusione.