Stadio Ferrara sequestro, gli indagati: "Vogliamo una perizia super partes"

All’indomani del nuovo sequestro di una parte del ‘Mazza’ parlano gli indagati: "Situazione paradossale. Non è emerso nessun elemento nuovo"

Il sequestro dello stadio Mazza di Ferrara

Il sequestro dello stadio Mazza di Ferrara

Ferrara, 20 agosto 2021 - All’indomani del sequestro di curva Est e copertura della gradinata Nord dello stadio ‘Paolo Mazza’, la parola che maggiormente si rincorre tra gli indagati e i loro difensori è ‘incidente probatorio’. Ormai si stanno tutti convincendo che, visto il risultato del ‘duello’ tra consulenti, sia necessario affidarsi a un perito super partes, nominato dal giudice. A invocarlo a gran voce sono soprattutto i tecnici indagati, cioè il progettista e direttore dei lavori Lorenzo Travagli e i collaudatori Alessio Colombi e Fabrizio Chiogna (difesi dagli avvocati Vincenzo Bellitti e Alberto Bova).

I tre hanno affidato le loro riflessioni sugli ultimi sviluppi dell’inchiesta a una lunga nota nella quale, come premessa, giudicano "completamente priva di fondamento l’accusa di non rispetto della normativa vigente dell’opera o di mancanza di sicurezza della struttura sequestrata". Insomma, l’opposto di quanto osservato dal consulente del pm, Carlo Pellegrino, secondo il quale il margine di sicurezza stabilito dalle norme non sarebbe garantito, nemmeno a seguito dei lavori svolti dopo il primo dissequestro. "A seguito dell’estesa campagna di prove che hanno confermato il corretto comportamento delle strutture di copertura – scrivono Travagli, Colombi e Chiogna –, lo stadio è stato restituito all’uso senza obbligo di eseguire alcuna lavorazione". Le memorie difensive "prodotte dai nostri consulenti e delle stesse parti lese – proseguono – hanno risposto alle valutazioni mosse da Pellegrino evidenziando unanimemente che le strutture dello stadio risultano essere perfettamente sicure e rispondenti ai requisiti della normativa tecnica vigente. In aggiunta viene dimostrato che le valutazioni progettuali svolte da Pellegrino sono viziate da approssimazioni, errori e ipotesi eccessivamente cautelative, non rispondenti a quanto riscontrato in sito". Secondo progettista e collaudatori, inoltre, da quando il consulente della procura ha depositato le sue relazioni, "nessun elemento di novità è emerso, tranne un chiarimento fornito il 14 giugno che ostinatamente ribadisce quanto già affermato precedentemente, senza considerare o rispondere alle argomentazioni prodotte dai nostri consulenti".

Tutti i periti coinvolti, si legge ancora nella nota, "hanno ampiamente dimostrato che le modeste imperfezioni di montaggio riscontrate non influiscono neanche marginalmente sulla sicurezza dello stadio e quindi sulla sua collaudabilità, così come è stata dimostrata la completa insussistenza della necessità di eseguire lavorazioni aggiuntive". Da qui l’attacco: "Ciononostante, con un atto quantomeno intempestivo, la procura ha deciso di ascoltare solo il proprio consulente e richiedere un nuovo sequestro". Da qui la scelta di puntare all’incidente probatorio, passaggio ritenuto "necessario e ineludibile". L’auspicio dei tre indagati è che venga nominato "un consulente tecnico del giudice con adeguata esperienza professionale nella progettazione e nella direzione lavori di strutture metalliche complesse, affinché tutte le argomentazioni prodotte da noi e dai nostri consulenti in questi anni possano essere finalmente valutate in maniera imparziale". Sempre ieri ha parlato anche Giuseppe Tassi, legale rappresentanti di Tassi Group, l’impresa incaricata dei lavori. "Riponendo massima fiducia e rispetto nell’operato dell’autorità giudiziaria – dichiara l’imprenditore –, ritengo paradossale che un’indagine che va avanti da oltre due anni e mezzo si ritrovi oggi nella stessa fase. Le situazioni che sono riportate nel decreto di sequestro preventivo sono note fin dall’esito dei primi accertamenti e da allora non sono emersi fatti ulteriori".

Parla poi di un provvedimento "basato su alcune astratte valutazioni del consulente del pm" spiegando come la Tassi Group si sia trovata "ingiustamente accusata e nell’impossibilità di spiegare le proprie difese, nonché al centro di continui attacchi mediatici derivanti da ripetuti provvedimenti che appaiono privi di logica e consequenzialità". L’imprenditore conclude auspicando "di poter giungere finalmente alla fase del processo di merito, momento in cui si potrà finalmente far emergere l’assoluta infondatezza dell’accusa, basata solo su valutazioni tecniche non condivisibili e prive di riscontro fattuale". L’azienda "ha realizzato una struttura di altissimo pregio e di elevato valore estetico. Siamo certi che ciò verrà confermato dal processo, essendo questo l’unico mezzo per fare chiarezza nel rispetto della Tassi Group, delle oltre trecento persone che oggi lavorano per essa e per la stessa città di Ferrara".