Stadio, sopralluogo nelle aree sequestrate

Ieri mattina in curva est e nella tribuna nord, l’incontro tra il consulente della Procura, un tecnico della Spal e uno del Comune

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di Cristina Rufini

FERRARA

Prove di accordo. Ieri mattina allo stadio Mazza c’è stato il primo sopralluogo nelle aree poste sotto sequestro preventivo dalla Procura di Ferrara, cioè la curva est e la copertura della tribuna nord. All’incontro che si è protratto per lungo tempo, erano presenti il consulente del pubblico ministero, un tecnico della Spal e un rappresentante dell’amministrazione comunale di Ferrara, che è proprietaria dell’impianto. Dopo la ’mossa’ della Procura estense, che nei giorni scorsi ha disposto la revoca del sequestro, a patto che venga redatto un progetto esecuvito per eseguire le opere di messa in sicurezza, ieri c’è stato il primo passaggio importante che sembra andare nella direzione di cercare un punto di incontro per uscire dall’impasse giudiziario che ha limitato la capienza dello stadio ferrarese, proprio all’inizio del campionato e pochi giorni dopo il passaggio di proprieta della società biancazzurra. Forse la strada per arrivare a un progetto condiviso, che stando a quanto disposto dalla pm dovrà poi essere avallato dal suo consulente, è ancora ma lunga, ma è un primo step per trovare la soluzione condivisa che possa portare al dissequestro delle due porzioni del Mazza, in tempi non lunghissimi. Top secret su che cosa sia siano detti i consulenti delle parti. Sembra comunque che l’intenzione sia quella di iniziare a lavorare sulla copertura della tribuna nord. Vedremo nei prossimi giorni, quando Spal e Comune dovranno incontrarsi di nuovo. C’è da decidere, aspetto di non poco conto, chi si accollerà il costo dei lavori, che potrebbe essere di diverse centinaia di migliaia di euro, al di là delle responsabilità che dovessere essere rilevate nel procedimento penale avviato sulle carenze dei precedenti interventi di adeguamento dello stadio. Il primo sequestro dello stadio risale a luglio del 2019, dopo l’apertura di un ’inchiesta per accertare la bontà dei lavori di adeguamento dell’impianto. Un’azione che fu fatta per cristallizzare la situazione e capire dove e quali fossero le reali carenze, poi sfociata in una relazione dello stesso consulente del pm che ha elencato le non poche carenze strutturali, ritenute tali da non garantire la sicurezza di quelle aree del Mazza. Poi il dissequestro e l’esecuzione di ulteriori lavori che avrebbero dovuto eliminare le criticità riscontrate. In realtà non è andata così. Terminate le opere, il pm Barbara Cavallo, prima della chiusura delle indagini, ha chiesto al suo consulente, l’ingegnere Carlo Pellegrino, un ulteriore sopralluogo che invece di accertare la ’bontà’ delle opere, fa si che si vada verso la richiesta e ottenimento del secondo sequestro, quello eseguito dagli uomini della Guardia di finanza il 18 luglio scorso. Il sopralluogo di ieri sembra essere il primo passo per arrivare a togliere quei sigilli.